Choc al cimitero, misterioso raid: hanno aperto la bara (2 / 2)

I fatti si sono svolti ad Appiano Gentile, un comune in provincia di Como e, immediatamente, la terribile notizia ha raggiunto un gran numero di utenti, indignati per l’accaduto; oltre, naturalmente, a lasciare sotto choc l’intera comunità. Ignoti hanno preso di mira la tomba di monsignor Attilio Crespi, di cui, all’epoca, ricorreva il cinquantenario dalla morte.

Una storia davvero sconvolgente, in quanto i malviventi hanno aperto la bara contenente i resti di colui che è stato il prevosto di Appiano Gentile per moltissimi anni, esattamente dal 2942 al 1968. Con molta probabilità, si sarebbero avvalsi dell’impiego di una mazza per distruggere il muretto di mattoni forati che chiudeva il loculo, in cui era stata collocata la salma del povero religioso defunto.

Non ancora contenti, si sono accaniti sulla bara, rompendola. Essendo trascorsi 50 anni dalla morte di monsignor Attilio Crespi, essa era già logorata dal tempo e dagli agenti atmosferici per cui ci sono voluti attimi per aprirla con delle cesoie. Ma per quale motivo si è compiuto un simile atto? Di quanto accaduto sono subito stati allertati i carabinieri che hanno effettuato un sopralluogo per verificare la triste vicenda. La bara è sta aperta ma non è stato portato via nulla, quindi, all’epoca, non si interpretò la vicenda in termini di profanazione.

Sappiamo benissimo che essa è un atto sacrilego, consistente nel danneggiare i luoghi di riposo dei defunti. La legge considera reati penali tutti gli atti posti in essere al fine di danneggiare, in qualsiasi modo i cimiteri, i luoghi di sepoltura ma anche gli oggetti ornamentali, come la rimozione di lastre di marmo, l’estrazione di una bara, lo strappare i fiori, il rovinare gli articoli di sepoltura dei cimiteri, il rubare metalli preziosi oppure oggetti di valore custoditi all’interno delle tombe.

L’’art. 407 del codice penale recita: “Chiunque viola una tomba, un sepolcro o un’urna è punito con la reclusione da uno a cinque anni”; mentre l’art. 408 del codice penale indica che “chiunque, in cimiteri o in altri luoghi di sepoltura, commette vilipendio di tombe, sepolcri o urne, o di cose destinate al culto dei defunti, ovvero a difesa o ad ornamento dei cimiteri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”.