Sin dai primissimi interrogatori la Petrolini ha affermato di aver agito assolutamente da sola, senza nessun complice. La ragazza avrebbe partorito nella taverna di casa mentre i suoi genitori non c’erano, poi sarebbe svenuta, sempre secondo il suo racconto, e si sarebbe accorta che il piccolo fosse deceduto.
Gli inquirenti hanno dimostrato invece che il piccolo sarebbe deceduto dopo aver perso molti liquidi corporei. Chiara ha ammesso le sue responsabilità e ha riferito che non avrebbe voluto far del male ai bambini, soprattutto si è dimostrata essere in un certo “spaventata” dalle gravidanze.
Ma si sta discutendo proprio in queste ore sul fatto se Chiara abbia avuto un complice. Fino ad ora questo elemento era stata solo una supposizione anche perchè la ragazza ha sempre detto di aver fatto tutta da sola. Ma gli inquirenti vogliono vederci assolutamente chiaro e infatti avrebbero trovato alcuni elementi.
Nelle scorse ore sono tate depositate presso la Procura di Parma le relazioni di Valentina Bugelli, medico legale, e di Francesca Magli, antropologa forense, richieste dai pm per capire se il primogenito di Chiara Petrolini fosse ancora vivo al momento del parto. Ma non solo questo.
Si vuole capire a chi appartiene una impronta di piede trovata in casa. L’impronta sarebbe stata lasciata a causa del contatto tra il liquido corporeo e la scarpa. Si vuole essere sicuri che Chiara fosse stata realmente da sola a fare tutto quanto quello che ha messo in atto e che non vi siano complici.
Intanto nei giorni scorsi la difesa, avvocato Nicola Tria, ha presentato il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame sulla custodia cautelare in casa circondariale. Insomma una indagine che ancora è apertissima e che potrebbe avere altri sviluppi importanti.