La Procura di Parma ha richiesto la detenzione nel penitenziario per Chiara Petrolini, la giovane studentessa universitaria accusata di aver seppellito due neonati, partoriti a distanza di un anno, nel giardino di casa. Attualmente, Chiara si trova agli arresti domiciliari, disposti dal giudice per le indagini preliminari (GIP), con l’accusa di aver commesso un duplice delitto. Il caso ha scosso la città e l’intera nazione, suscitando un forte dibattito sull’adeguatezza delle misure cautelari adottate fino ad ora.
La decisione di porre la ragazza ai domiciliari ha suscitato molte critiche, specialmente da parte della Procura, che ritiene che una custodia cautelare più restrittiva sia necessaria. Il magistrato incaricato del caso ha espresso dubbi sulla capacità dei genitori della giovane di sorvegliare efficacemente la figlia, dato che non si sono mai accorti delle sue due gravidanze.
“L’efficacia dei domiciliari non può essere affidata ai suoi genitori, che non si sono mai accorti di niente“, ha dichiarato il magistrato in un’intervista. Secondo l’accusa, la gravità dei fatti e il rischio che la giovane possa nuovamente compiere atti estremi giustificano la richiesta di trasferimento nel penitenziario.
La Procura teme inoltre che, rimanendo in casa, Chiara possa influenzare o nascondere ulteriori dettagli rilevanti per le indagini, compromettendo il corso della giustizia. La posizione del magistrato si fonda su un principio di prudenza e sulla necessità di evitare ulteriori rischi, sia per la comunità sia per l’incolumità della stessa imputata.
Il GIP, dal canto suo, aveva scelto i domiciliari come misura precauzionale, ritenendo che la giovane non rappresentasse un pericolo immediato per la società. Tuttavia, la nuova richiesta della Procura mette in discussione questa valutazione, spingendo per una revisione delle misure cautelari. Il giudice dovrà ora decidere se accogliere la richiesta di reclusione o mantenere gli arresti domiciliari, considerando anche le eventuali implicazioni psicologiche di un provvedimento più restrittivo.