Chiama l’elettricista per sistemare una presa, lui le chiede 630€ (2 / 2)

Il lavoro al giorno d’oggi è mobile. Non tutte le donne hanno la fortuna di avere il marito o compagno accanto per tutto il giorno, in quanto, per trasferte, i momenti in cui si è divisi sono frequenti. La protagonista di questa storia è una giovane madre a tempo pieno, con 3 figli a cui badare, spesse volte da sola in quanto il partner è via per lavoro.

I fatti sono accaduti a Milano. Come riportato su diverse testate che si sono occupate della sua storia, la signora si è trovata a fare i conti con un problema non da poco che potrebbe, peraltro, capitare a chiunque di noi: una presa non funzionante. Per evitare di gravare sui bilanci economici familiari, già di per sé precari, ha cercato di fronteggiare l’inconveniente da sola, con i mezzi a sua disposizione ma ogni tentativo è risultato vano.

Ha cercato di non demordere ma poi si è trovata dinnanzi alla scelta di alzare le mani e chiedere aiuto ad un esperto del settore. Così ha contattato un elettricista che, in men che non si dica, ha risolto il problema, riparando il guasto alla presa che avrebbe potuto mettere a repentaglio la salute dei minori, figli della signora, presenti in casa, creare corto-circuiti, incendi etc.

Solo che il “bello” è venuto fuori poco dopo aver terminato il lavoro. Ebbene si, l’uomo le ha fatto una ricevuta da 630 euro. A quel punto, la povera donna, ritenendo tutto ciò un autentico furto, ha chiamato immediatamente i carabinieri che sono sopraggiunti presso l’appartamento in cui l’elettricista aveva prestato servizio.

Sapete come si è giustificato dinnanzi agli agenti? Senza giri di parole, ha esclamato :” io mi sono ammazzato di lavoro, ora è giusto che mi dia i miei soldi”. Un episodio a dir poco increscioso che, purtroppo, non è così raro. Accade spesso di essere, involontariamente, protagonisti di questi autentici “reati”, pur non avendo la prontezza o il coraggio di ammettere di essere stati truffati. Torniamo a bomba sulla domanda iniziale: quando l’articolo 36 viene calpestato e fino a quando è costituzionale?