Lo stretching è un insieme di esercizi che servono per aumentare la mobilità articolare. Questo tipo di allungamento viene praticato sia in ambito sportivo, come prevenzione, ma anche nell’ambito medico, soprattutto per la riabilitazione. La sua pratica consiste nel bloccare un’articolazione per poi estendere il muscolo interessato.
Prima di descrivere tutti i modi possibili per poter allungare al meglio la nostra muscolatura, è bene sapere quando si deve fare e perché.
Stretching: quando farlo
Lo stretching può essere fatto prima di un allenamento e anche dopo, che sicuramente è più consigliato. La cosa più importante da ricordare è che va eseguito dopo essersi riscaldati. Il muscolo, infatti, se non è caldo non è pronto a subire un’estensione e potrebbe risultare controproducente e pericoloso.
Lo suo svolgimento è essenziale non solo per la prevenzione da problemi articolari e infortuni, ma anche per rendere il nostro allenamento il più efficace possibile. Prendiamo in esempio gli esercizi tipici della pesistica, se i nostri muscoli non sono abbastanza elastici l’esercizio non può svolgersi in modo completo, in quanto il range di azione è limitato.
Come si fa?
Esistono tre tipi di stretching, che sono dinamico, statico e balistico.
Lo stretching dinamico consiste nell’allungare un certo gruppo muscolare con dei movimenti, come l’oscillazione e con una certa velocità. Può essere integrato durante il riscaldamento grazie alla sua progressività. Esempi di stretching dinamico sono lo slancio della gambe dal basso verso l’alto, e l’oscillazione delle braccia.
Quando si fa questo tipo di allungamento è bene controllare il movimento.
Lo stretching statico si suddivide in attivo e passivo; quello attivo è possibile grazie alla forza dei muscoli agonisti che contratti permettono il rilassamento dei muscoli antagonisti. Risulta molto utile nell’ambito delle arti marziali, per esempio per l’esecuzione di un calcio. La durata va dai 15 ai 30 secondi, ma all’inizio sarà difficile andare oltre i 10 secondi in quanto molto impegnativo; è bene ricordare che non bisogna raggiungere la soglia del dolore.
Lo stretching passivo consiste invece nell’allungamento muscolare oltre il range dell’estensione massima, che causerà un po’ di dolore. Il suo scopo è di mantenere una determinata posizione per circa 20-30 secondi, anche con l’ausilio di un compagno. In tutte due i casi non si deve molleggiare, in quanto bisogna raggiungere la posizione in modo graduale.
Lo stretching balistico è meno utilizzato e consiste nell’estensione muscolare con molleggio, o meglio con un ritmo ribalzante e scattante. Viene effettuato sempre meno perché se viene eseguito male può provocare un infortunio.