Moussa Sangare ha seguito Sharon Verzeni, l’ha bloccata, e nel suo racconto, volto a ricostruire gli ultimi istanti di vita della povera barista 33enne, ha detto che lei «guardava le stelle con le cuffiette», quando l’ha colpita, puntando al cuore, per poi infliggerle altri tre fendenti e fuggire in sella alla sua bici a tutta velocità.
Mentre Sharon, con le cuffiette, guardava le stelle in cielo, lui le ha detto: “Scusa per quello che ti sto per fare e l’istante prima di farla fuori, lei gli ha chiesto: “Perché, perché?”. Queste sono state le ultime due parole pronunciate dalla povera ragazza prima di andare incontro, inconsapevolmente, alla morta, per mano di uno sconosciuto che era uscito di casa con l’intento di togliere la vita a qualcuno.
Nel corso del lungo interrogatorio, Moussa Sangare ha ripercorso cosa ha fatto quella maledetta sera in cui ha freddato Sharon, e le sue parole, pronunciate dinnanzi a inquirenti e investigatori, sono raggelanti.
Tornato a casa, stranamente senza aver fumato e senza bere birre fino a ‘sballare’, è uscito nuovamente, con un coltello, recandosi da Suisio, il paese dove abitava, a Terno d’Isola. Nel suo percorso, ha incontrato due ragazzini cui ha mostrato l’oggetto con cui ha poi commesso il delitto. Vedendo Sharon passeggiare, verso l’una di notte, e che ” “guardava le stelle in cielo, con le cuffiette”, nella piazza di Terno, in sella alla sua bici si è avvicinato a lei, afferrandola da dietro.
L’ha colpita al cuore, dicendole “Scusa per quello che ti sto per fare”. Dopo il primo fendente, lei gli ha chiesto: “Perchè? Perchè?”. Sharon, purtroppo, non ce l’ha fatta, è deceduta poco dopo aver telefonato al 118, riuscendo solo a dire: “Mi ha accoltellata”.