Caso Saman Abbas, la scoperta choc: “Non è come pensavamo” (2 / 2)

Partendo col dire che a ritrovare i resti sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Emilia, assieme a quelli della Compagnia di Guastalla, la situazione è complessa per diversi aspetti; in primis perché c’è in coeso un processo per omicidio, sequestro di persona e soppressione di quel cadavere a carico di cinque persone: lo zio Danish Hasnain, i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, e i due genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen; quest’ultima ancora latitante.

Utilizzare il condizionale e andarci cauti è fondamentale in questi giorni che sono cruciali e che potrebbero segnare la svolta nel caso della 18enne pachistana.  Il corpo non è stato ancora riconosciuto, mentre, nel frattempo, emergono dettagli decisamente dalle tinte forti proprio riguardo ai resti ritrovati.

A comunicarceli, Barbara Iannuccelli, avvocato dell’Associazione Penelope, che si è costituita parte civile nel processo per l’omicidio di Saman. E’ stata lei a svelare importanti dettagli, decisamente macabri, sul cadavere ritrovato, dicendo come stanno effettivamente le cose, dato che alcune notizie, divulgate nell’immediatezza, sono erronee. La Iannuccelli ha detto: “Il corpo c’è, è nella buca non è in un sacco nero, come si era pensato all’inizio. Sembra intero. Ci vorranno almeno due settimane, nel caso peggiore, per recuperarlo”.

Nel corso della puntata di Chi l’ha visto?, andata in onda mercoledì, il legale ha spiegato che il recupero del corpo sarà un’operazione difficile e delicata, in quanto il tetto della struttura è pericolante. Non trovandosi in un sacco, le operazioni si rivelano più complesse e ci si avvarrà dell’aiuto di un archeologo nominato, che procederà lentamente all’escavazione.

C’ è un altro problema non da poco: il terreno argilloso. Il recupero dei resti sta proseguendo, con la speranza di riuscire quanto prima a dare un’identità a quei resti, anche se, con molta probabilità, appartengono proprio alla 18enne scomparsa da Novellara, uccisa dai familiari per essersi opposta ad un matrimonio combinato con un cugino, che sarebbe dovuto avvenire nella sua terra, in Pachistan. Nessuno ridarà la vita a Saman ma la giustizia, quella gliela dobbiamo.