Nonostante le numerose indagini e gli sviluppi nel corso degli anni, il caso di Chiara Poggi continua a sollevare dubbi e interrogativi. La condanna di Alberto Stasi ha rappresentato un punto fermo per la giustizia italiana, ma la riapertura delle indagini suggerisce che vi siano ancora elementi da chiarire.
A quasi 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, la Procura di Pavia ha deciso di riaprire un filone investigativo precedentemente accantonato, concentrandosi sulle cugine della vittima, Stefania e Paola Cappa. La decisione è stata presa dopo la comparsa di una nuova testimonianza che colloca Stefania nei pressi dell’abitazione di Chiara la mattina del delitto, in contrasto con la versione da lei sempre sostenuta.
Questo elemento ha spinto gli inquirenti a riconsiderare il loro ruolo nella vicenda, interrogandole nuovamente insieme ad altri membri della famiglia. Già nel 2007, un testimone, Marco Muschitta, aveva dichiarato di aver visto una giovane donna bionda con occhiali scuri e scarpe bianche vicino alla casa di Chiara Poggi.
Tuttavia, in seguito ammise di essersi inventato tutto, rendendo la sua testimonianza inaffidabile. Ora, la nuova dichiarazione rilanciata dal settimanale Giallo riporta l’attenzione sulle sorelle Cappa, sollevando dubbi sulla loro effettiva posizione la mattina del delitto e sulla possibilità che la loro presenza fosse stata sottovalutata. Stefania e Paola Cappa sono figlie di Mariarosa Poggi, sorella del padre di Chiara.
Nonostante il legame di parentela, il rapporto tra le cugine non era particolarmente stretto, anche se negli ultimi tempi avevano ripreso a frequentarsi. Secondo alcune testimonianze, Chiara avrebbe confidato a un’amica di ritenere che le due gemelle la invidiassero per i suoi successi universitari e per la sua vita tranquilla, un dettaglio che potrebbe offrire un possibile movente per un eventuale coinvolgimento nel caso.