Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana svanita nel 1983, è stato sottoposto a un’analisi innovativa grazie all’intelligenza artificiale. Marco Arcuri, esperto di AI e già autore della perizia fonica che nel 2024 ha collegato all’86% la voce del reo confesso Marco Accetti a quella del telefonista “l’Americano”, ha utilizzato modelli avanzati (tra cui GPT-4.5 e Legal-BERT) per esaminare oltre 13.000 pagine di documenti.
L’obiettivo è stato quello di fornire risposte basate su dati oggettivi, evitando influenze esterne. L’AI conferma che Accetti, nonostante le sue autoaccuse spesso bizzarre, non è un semplice millantatore. Le telefonate da lui attribuite contengono dettagli precisi (come i Ray-Ban di Emanuela o il suo flauto), e la perizia fonica avvalora il suo coinvolgimento.
Secondo l’analisi, Accetti fu un “regista operativo” di una messinscena, ma non l’ideatore: agì come intermediario per un gruppo legato a servizi segreti e frange del Vaticano, usando codici criptati. Quale sarebbe, quindi, l’ipotesi più verosimile secondo l’IA?
L’ipotesi più solida è che Emanuela sia stata usata in un’operazione per ricattare lo IOR e monsignor Paul Marcinkus, allora al centro di scandali finanziari. Le telefonate, l’assenza di richieste di riscatto e l’immediato coinvolgimento del Sisde (con figure come Giulio Gangi) suggeriscono una regia complessa, mirata a destabilizzare equilibri di potere. Anche la scomparsa di Mirella Gregori potrebbe rientrare in questo schema.
Secondo l’AI, il Vaticano tacque perché diviso: una fazione (vicina al cardinale Casaroli) avrebbe sfruttato il caso per colpire Marcinkus, mentre altre ali, incluso Papa Wojtyla, preferirono evitare uno scandalo globale. La gestione opaca delle indagini, con avvocati imposti e documenti sottratti, indica una regia coordinata tra servizi italiani e ambienti ecclesiastici.