L’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi riparte dal biglietto del parcheggio di Vigevano che doveva rappresentare, nero su bianco, l’alibi di Andrea., certificando che si trovava lontano dalla scena criminis. Nella nuova indagine, gli inquirenti sono convinti che quel biglietto sia stato firmato dalla madre. Per la Procura i tempi per togliere la vita a Chiara e poi presentarsi a Vigevano ci sarebbero tutti.
A incasinare la posizione di Sempio c’è un’impronta, un Dna e dei video privati che Chiara avrebbe condiviso con Alberto Satasi, suo fidanzato all’epoca..,,, filmati salvati sul suo computer. Un dispositivo al quale, secondo un verbale del 2007, avevano accesso anche Andrea Sempio e Alessandro Biasibetti.
Un’ ‘ipotesi investigativa ritiene che il movente del delitto potrebbe ruotare attorno a contenuti privati: video intimi tra Chiara Poggi e il fidanzato Alberto Stasi. È Marco Poggi, fratello di Chiara, a parlarne ai carabinieri nel 2007. Racconta di essersi imbattuto un anno prima in una chat tra i due fidanzati salvata sul computer di Chiara. Da quella conversazione avrebbe intuito che il file conteneva immagini molto personali. Dopo il funerale, Marco ne parlò direttamente con Stasi: «Alberto mi confermava dell’esistenza di questo video», avrebbe detto. Il computer, però, non era protetto da password e risultava accessibile anche a Sempio e Biasibetti. Se quei file furono motivo di tensione o ricatto, oggi non è chiaro. Ma è evidente che gli inquirenti li considerano rilevanti.
Un altro elemento super attenzionato è “traccia dattiloscopica numero 33”, che secondo i Ris potrebbe contenere tracce ematiche di Chiara Poggi e una seconda impronta, la numero 10, rinvenuta sul retro della porta d’ingresso. Un dettaglio inquietante inoltre, è contenuto in un post Facebook di Sempio del 17 dicembre 2014, giorno della condanna di Stasi in appello-bis
L’immagine era accompagnata da una frase: «L’essenziale è invisibile per gli occhi… non dimenticare il mio segreto», che sembrerebbe una deformazione della citazione de “Il Piccolo Principe”, libro amato da Stasi. ”Nel frattempo, Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, è finito nel mirino di un supertestimone intervistato dalle Iene, che lo accusa di non aver segnalato agli inquirenti la testimonianza su Stefania Cappa, vista in stato di agitazione con un borsone vicino alla casa della nonna. Tizzoni ha controbattuto di non aver mai lavorato nello studio dell’avvocato Cappa, respingendo sospetto di confitto d’interessi o protezione indebita.