Nel lontano 2009, a distanza di poco più di un decennio dalla scomparsa della piccola Angela, si fece strada una delle segnalazioni più suggestiva e misteriose: la cosiddetta pista turca. Una blogger, Vincenza Trentinella, rivelò delle scottanti informazioni che riaccesero le speranze della famiglia. Il racconto della blogger si focalizzò sulle informazioni acquisite da un sacerdote turco, don Augusto.
Una vera e propria confessione prima di morire che sembrava riguardare proprio la verità su Angela Celentano. Il sacerdote riferì quanto gli avrebbe dichiarato una parrocchiana, che per qualche misteriosa ragione, era a conoscenza di questo caso e del destino a cui era andata incontro la povera Angela.
La bambina italiana sarebbe stata affidata ad una famiglia turca e cresciuta come figlia non naturale. La parrocchiana avrebbe fatto il nome di un personaggio la cui identità non è stata mai chiarita: Fafhi Bey, colui che sarebbe stato il tutore della povera Angela.
Il racconto, benché indiretto, era così circostanziato da spingere la Procura di Napoli, nel 2009, ad aprire un fascicolo specifico per indagare su questa possibile pista turca. L’ipotesi, per quanto non confermata, fu considerata credibile grazie alla precisione con cui furono forniti luoghi, nomi e dinamiche. Questa linea investigativa rappresenta ancora oggi una delle più rilevanti mai emerse nel caso Celentano. Quali esiti ha portato?
In realtà, almeno finora, ben pochi. Le indagini delle autorità italiane non hanno condotto a nulla di risolutivo e proprio di recente la Procura ha deciso di archiviare le indagini. Parallelamente, sono state numerose le segnalazioni arrivate da altre parti del mondo, soprattutto dall’America Latina. Oggi, a quasi trent’anni dalla scomparsa, la vicenda resta un enigma irrisolto.