Carlo Vicentini, i dettagli macabri sullo sterminio della famiglia (2 / 2)

Come riportato da leggo.it e da diversi altri siti che si stanno occupando del caso, gli agenti della polizia Scientifica e della Squadra mobile della Questura nel varcare la soglia della villetta in cui l’urologo aquilano Carlo Vicentini abitava con la famiglia, inizialmente, non hanno notato nulla di strano, dal momento che la zona cucina e soggiorno erano ben pulite e arredate.

E’ poco dopo che, sotto i loro occhi, si è palesato uno scenario da incubo, con sangue dappertutto…quello dei familiari massacrati e del medico suicida, e saranno i risultati dell’esame autoptico, effettuato sulle 4 salme, a far luce sull’esatta modalità e sulla dinamica con cui è stata compiuta la mattanza. Carlo Vicentini, 70 anni, urologo, è per gli inquirenti l’esecutore materiale degli omicidi, per poi essersi, egli stesso, tolto la vita.

Vicentini ha ucciso la moglie 63enne Carla Pasqua, il figlio disabile 43enne Massimo, la figlia 36enne Alessandra, dietologa presso l’ospedale di Teramo. Da una prima analisi esterna dei cadaveri, pare che la signora Pasqua sia sta colpita con un proiettile al collo, mentre i due figli, con uno alla testa. Alessandra, però, anche al petto. Sono bastati cinque colpi per ucciderli, con una P38, legalmente detenuta.

Da una prima ricostruzione, pare che la figlia si sia accorta di quanto stava per accadere ma è stata freddata nel vano tentativo di fuggire. Sono ore concitate, queste, per gli agenti della Squadra mobile che stanno ascoltando i testimoni e le persone informate sui fatti in modo da contestualizzare la strage compiuta dall’urologo. Verranno analizzati i reperti recuperati nel sopralluogo, tra  cui il manoscritto del Vicentini, redatto con una grafia incerta, considerata dagli esperti “delirante”, come spiegato dall’Ansa, in cui il medico cercava di spiegare la situazione che stava vivendo, accusando in modo farneticante alcune persone.

Oltre ad esso, cinque cellulari, due computer, un portatile, delle registrazioni delle telecamere di sicurezza della villetta e infine, una fitta serie di armi di cui Vicentini disponeva. Gli inquirenti sono convinti che avrebbe dato sfogo alla follia omicida, dopo un lungo periodo di depressione, aggravata dalle condizioni di salute del figlio, disabile sin dalla nascita, e dal pensionamento arrivato due mesi fa, ma sempre vissuto male. Continueremo a seguire il caso, apportandovi i dovuti aggiornamenti.