Cagliari, l’ultima telefonata di Giorgia alla madre (2 / 2)

Najibe Zaher, Alessandro Sanna, Simone Picci e Giorgia Banchero sono i quattro giovani che hanno perso la vita nello schianto avvenuto ieri a Cagliari.  Giorgia Banchero se n’è andata in un modo a dir poco atroce e,  a mezzo stampa , apprendiamo che la ragazza ha  chiamato la madre, alle 5 del mattino, per dirle che stava rientrando. Purtroppo a casa Giorgia,  che viveva nel quartiere Sant’Elia di Cagliari,  era una grande appassionata di dolci ed era figlia di un dirigente della squadra di calcio di Cagliari ‘Vecchio Borgo,  non ci è mai tornata.

Giorgia ha chiamato la mamma alle 5 del mattino per dirle che stava rientrando”. Mirko Sgroi , il padre della ragazza, è apparso sconvolto, incredulo, con gli occhi rossi di lacrime, seduto sul  bordo di una aiuola, supportato, in questi difficilissimi momenti in cui deve realizzare il decesso della sua amata figlia, da un amico. E’ nei pressi della camera  mortuaria del Cimitero di San Michele, dove sono stati portati i corpi di sua figlia Giorgia e degli altri che purtroppo no ce l l’hanno fatta.

“Io non c’ero quando hanno dato la notizia a mia moglie, sono stato avvisato dopo. Non sappiamo molto, è ancora presto per capire cosa sia davvero successo, era una normale uscita del sabato sera con gli amici, Giorgia lavorava durante la settimana. Io non conoscevo gli altri ragazzi, so che era amica di Najibe. Aspetto di vedere mia figlia, per ora è stato consentito l’ingresso nella camera  ardente solo per il riconoscimento”, ha dichiarato l’uomo .

Nel cimitero di Cagliari, stracolmo di gente, di familiari, residenti, oltre che di tantissimi genitori, padri e madri di amici dei 4 che hanno perso la vita,   è regnato il silenzio, oltre alla disperazione, al senso di impotenza per non aver potuto far nulla, immedesimandosi nel dolore di chi è rimasto orfano di un figlio.

Tra condoglianze, abbracci,   pianti incontenibili, è il momento di affidarsi ai ricordi degli ultimi momenti in cui hanno visto i loro figli vivi. Troppo grande il dolore, troppo per poter rilasciare anche una piccola dichiarazione, dal momento che  si fatica a credere che non si stia vivendo un incubo ad occhi aperti.