
La causa della bufera che ha colpito Giulia non è stata la sua strategia finanziaria, ma il modo in cui ha formulato la frase. Il dettaglio incriminato era l’uso dell’espressione “A me… me lo porterei a casa”, riferendosi al premio più ambito di 200mila euro. L’uso marcato del pronome personale è stato immediatamente additato come un grave errore da una fetta consistente di utenti.
La semplicità espressiva della concorrente ligure è stata così trasformata in un capro espiatorio per una polemica sul buon parlare.Le critiche, nel giro di pochi minuti, sono diventate estremamente veloci e rabbiose.
Un utente ha colpito a zero, accusando la partecipante di non aver “mai imparato a parlare italiano e a togliere un po’ di accento quando parla per non risultare una cafona”.L’accusa di “cafona”, legata all’accento regionale e alla sintassi, ha polarizzato la discussione. Si è innescata una vera e propria morsa verbale sulla sua presunta mancanza di educazione formale. Non tutto il pubblico si è unito al linciaggio virtuale.

Un utente in sua difesa, soprannominato Noisy, ha cercato di ristabilire un piano di buon senso, sottolineando che “avere un accento regionale non significa essere cafoni”.Mentre la lite sull’italiano impazzava, una parte minoritaria del dibattito deviava l’attenzione.
Qualcuno, infatti, concentrava le proprie critiche su un’altra partecipante, l’altra donna presente in studio, la “sparuta” Luisa con il pacco numero 13.Eppure, in una gara condotta all’insegna della rapidità d’azione, la cronaca del dopo-puntata è stata dominata da un’unica e surreale polemica: quella nata da un pronome di troppo. Un piccolo errore verbale che ha messo in crisi l’intero meccanismo della gara.