
La risoluzione della vicenda è arrivata con la decisione drastica del Tribunale dei minori, che ha stabilito la decadenza della potestà genitoriale per la coppia. I figli sono stati allontanati da quel contesto, mettendo fine a un’esperienza che la criminologa Roberta Bruzzone ha definito estremamente critica, soprattutto per la condotta della madre.
Proprio la figura materna è finita al centro delle analisi più severe, descritta come il soggetto più problematico dell’intero nucleo familiare. Secondo l’esperta, la donna avrebbe dato filo da torcere non solo ai servizi sociali, ma anche agli stessi legali, mostrando una resistenza totale a qualsiasi forma di mediazione o reinserimento sociale.L’azione delle autorità, coordinata dai Carabinieri, ha permesso di mettere in sicurezza i minori, ponendo fine a una situazione di grave marginalità.
Le critiche mosse dalla Bruzzone hanno evidenziato come la scelta del bosco non fosse un progetto educativo, ma una fuga dalle responsabilità, culminata in una gestione familiare definita disastrosa.L’uomo coinvolto, seppur presente nella dinamica, è apparso quasi in secondo piano rispetto alla determinazione della compagna, che ha guidato la famiglia verso un isolamento sempre più stretto.

Il provvedimento dei giudici ha confermato la necessità di un intervento immediato per evitare conseguenze gravissime sullo sviluppo psicofisico dei bambini coinvolti.
Oggi, mentre la giustizia prosegue il suo corso, i figli della famiglia nel bosco sono affidati a strutture protette, lontano da quell’esperimento sociale finito nel peggiore dei modi. La vicenda resta un monito sulla fragilità dei confini tra libertà individuale e dovere di cura, in un caso che ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana.