Bruce Willis, il triste annuncio della moglie: "Ho detto alle nostre figlie del decesso del padre" (2 / 2)

La moglie di Bruce Willis,  Emma Heming ,  ospite del programma americano «Good Morning America»,  ha spiegato che Willis è stato trasferito in una nuova abitazione,  vicino alla casa familiare, dove riceve cure specialistiche 24 ore su 24.  Proprio per via dell’impossibilità, legata alla patologia, di avere una routine “normale” , la coppia ha deciso di  separarsi, solo in termini abitativi.

Emma, con la voce rotta dal pianto, ha spiegato: “Bruce ha bisogno di un’assistenza costante, che purtroppo non è più compatibile con la vita quotidiana insieme alle nostre figlie” aggiungendo che sta preparando le loro figlie alla sua scomparsa, rimarcando quanto duro sia vivere accanto ad una persona affetta da questo tipo di patologia degenerativa.

E’ stato difficile separare Bruce dalle figlie ma Emma  lo ha fatto per questo motivo: “Voglio dare un po’ di spazio alle nostre bambine», scrive la madre, «e allo stesso tempo prepararle, per quanto possibile, alla morte del loro padre”. 

“Basta, non ha niente". Dimesso dall’ospedale tre volte in 48 ore, muore a 12 anni “Basta, non ha niente". Dimesso dall’ospedale tre volte in 48 ore, muore a 12 anni

Le sue parole possono sembrare dure ma, chi si immedesima in ciò che la donna sta vivendo,  sà perfettamente quanto la realità sia difficile da affrontare. La Heming ha ammesso: “So che può sembrare cupo e sconvolgente ma è la cruda verità del mondo in cui mi trovo a navigare, cercando di proteggere le nostre figlie nel miglior modo possibile”.

Non è facile per una donna, innamorata follemente del marito,  fare simili esternazioni, addentrandosi  pubblicamente nel  calvario vissuto in privato  ma è stata raggiunta da tantissimi commenti positivi, e la sua esperienza ha offerto a tutti la possibilità di riflettere  sul tema delle patologie  neurodegenerative e sulle difficoltà riscontrate dai caregiveers, ossia da coloro che assistono il soggetto colpito dalla patologia e di cui si ignora l’esistenza, quasi come se la loro sofferenza non importasse a nessuno.