Boom di ricoveri al pronto soccorso, costretti a chiudere il reparto: cosa sta succedendo (2 / 2)

Il Pronto Soccorso del Cardarelli è al collasso, con 140 pazienti in accettazione. Come già accaduto nelle scorse settimane, preso d’assalto dalla folla, arrivato a un punto di salutazione, è stato costretto ad una nuova chiusura, con accesso consentito solo a chi arriva in codice rosso, ossia ai malati gravi. Tutte le strutture dell’emergenza-urgenza dell’ospedale di Napoli sono altrettanto sature, ed è questo che ha spinto il bed manager dell’ospedale, Ciro Coppola, a decidere per la chiusura, avvisando anche il 118.

La situazione del Pronto Soccorso del Cardarelli di Napoli, il più grande ospedale del Sud Italia, è drammatica già da fine aprile, poiché è preso letteralmente d’assalto dai pazienti. Per cercare di allentare la situazione, l’azienda ospedaliera, a inizio maggio, ha liberato la palazzina H, dedicata ai pazienti Covid, che è stata rifunzionalizzata per l’assistenza ordinaria. I pazienti “normali” sono dirottati al Monaldi o al Nuovo Policlinico.

La situazione pareva essere migliorata, sino all’ennesimo peggioramento, giunto proprio negli ultimi giorni, con centinaia di accessi al giorno per via dell‘aumento dei contagi Covid, dato che il virus, in queste ultime settimane, ha ripreso a circolare in Campania.

Sono a fine maggio, 25 medici dl reparto hanno protocollato una lettera di preavviso di dimissioni come atto di protesta per denunciare la grave situazione in cui versa il Pronto soccorso del Cardarelli di Napoli, l’ospedale più grande del Mezzogiorno. Il quadro è a dir poco sconvolgente, con decine e decine di barelle ammassate in sala d’attesa e pazienti costretti ad aspettare re prima di essere visitati, in una grave condizione di sovraffollamento, senza il giusto distanziamento e senza il rispetto della privacy

E poi c’è da fare il conto tutte le malattie trascurate per via della pandemia. Molte persone, come spiegato dal direttore sanitario Giuseppe Russo, hanno rinunciato a fare prevenzione per paura di contrarre il virus. Nonostante la sanità campana non si sia mai fermata nel curare e sostenere i pazienti, con un’attenzione particolare per quelli oncologici, molti cittadini hanno preferito rimandare ogni esame. Il risultato di questa trascuratezza legata alla paura dei contagi, ha portato ad interventi complessi, come la rimozione di una neoplasia ovarica di 17 chili e una neoplasia ovarica di 24 chili.