Bimbo ucciso da madre, patrigno e fratellastro 13enne: ecco cosa è emerso (2 / 2)

Quello che vedete in foto è Logan Mwangi, un bimbo di soli 5 anni che non fa più parte della dimensione terrena . Logan è morto. Non in un’incidente, non per malattia per la brutalità con cui i suoi familiari lo hanno picchiato. La sua storia ha lasciato sgomento tutto il Galles e gli utenti che hanno appreso cosa gli è accaduto. Aveva tutto il diritto di vivere serenamente, ma sono state le persone di cui si fidava ciecamente, ad ucciderlo.

Sul suo corpicino è stato effettuato l’esame autoptico che ha rivelato dettagli agghiaccianti. Secondo l’autopsia, il bimbo, dopo essere stato picchiato, sarebbe stato scaraventato giù per le scale da un’altezza considerevole. Deceduto sul colpo, è stato gettato in un fiume. Questo terribile fatto di cronaca risale al 31 luglio 2021, e per la morte di Logan sono finiti in manette il patrigno John Cole, la madre Angharad Williamson, e il fratellastro della vittima, Craig Mulligan, di 13 anni.

E’ stato proprio quest’ultimo, all’epoca, a fornire una falsa dichiarazione, dicendo agli inquirenti che lo hanno interrogato che la matrigna aveva svegliato gli altri membri della famiglia, comunicando loro che Logan, risultato positivo al Covid 10 giorni prima, era deceduto nel sonno. La sua versione è stata smentita dalle telecamere di sorveglianza. Nei frame si vedeva chiaramente che il 13enne ha avuto un ruolo attivo nell’omicidio, aiutando il padre a portare via da casa il corpo senza vita del fratellastro. Gli assistenti sociali, monitorando la situazione dei due minori, non avevano mai riscontrato problemi.

Le loro attenzioni si erano concentrate soprattutto sulla relazione poliamorosa che Williamson e Cole avevano intrapreso con la madre del 13enne, non sapendo minimamente quello che Logan era costretto a sopportare. Il bimbo era vittima di abusi continui da parte del contesto familiare in cui viveva e il fratellastro, in poco tempo, aveva sfoderato tutta la cattiveria nei suoi confronti, non facendosi alcun problema. Nonostante la sua giovane esistenza, il bimbo era sempre stato torturato, ustionato con cucchiaini di metallo riscaldati sul fuoco, costretto a sessioni estenuanti di flessioni sino a quando, collassando al suolo, il timer veniva riavviato. Gli assistenti sociali non si sono mai accorti di nulla, sebbene delle avvisaglie, e anche gravi, ci fossero già.

Dei referti, in possesso delle autorità, parlavano di frattura al gomito, di una clavicola slogata. Nonostante tutto questo, Logan non è mai stato sottratto a quel contesto dell’orrore e trasferito in casa famiglia, sino al tragico epilogo. Sino a quando il suo cadavere è stato messo in un borsone e gettato nel fiume Ogmore. Il piccolo, nonostante le emorragie interne, non è morto subito quindi ha sofferto sino all’ultimo istante della sua breve vita.