Bimbo deceduto in mare, il vigile del fuoco rompe il silenzio e confessa: ecco cosa è successo (2 / 2)

Carlo Metelli, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Venezia, ha dichiarato:  “Il sonar ha funzionato come uno scandaglio, era giusta l’intuizione degli operatori anche se di solito è più adeguato per bacini d’acqua ristretti. Con questo strumento è stato come mettere al lavoro un paio d’occhi sott’acqua in un contesto complicato come il fondale dell’Adriatico, limaccioso, scuro e torbido. La tecnica ha mostrato i risultati dell’ispezione subacquea attraverso uno schermo e a quel punto tre sommozzatori della squadra si sono immersi nel fondale”

 Il sonar impiegato restituisce sagome, forme, intercettandole.   Esso  è montato su un battello in dotazione ai vigili del fuoco, impiegato per ispezioni particolari e proprio per questo tipo di ricerche. 

Il corpo del piccolo Carlo era adagiato sul fondale a circa due metri di profondità, in corrispondenza del pennello in pietra, intorno alle 2:40,  e non era incastrato. La  tecnologia ha aiutato nel ritrovamento di   Carlo Panizzo , a  100 metri dalla riva.

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Non  èstato intercettato prima, forse perchè si  spostato con la corrente. Le acque non sono cristalline , sebbene poco  profonde. mentre il mare non era mosso. Tutti lo hanno cercato ed è impossibile non commuoversi nel vedere la catena umana che si è venuta a formare, in men che non si dica.

Le  moto d’acqua del 115 hanno cercato Carlo al  buio e le ricerche hanno coinvolto anche un velivolo della Capitaneria, l’elicottero del reparto volo della polizia di Venezia. I sommozzatori, a turno, sono stati coordinati dall’ispettore Bruno Musolino, sino al tremendo ritrovamento che ha posto fine ad ogni speranza.