Bimbo deceduto in mare, ecco perchè i bagnanti hanno creato una catena umana (2 / 2)

Chi ha seguito la vicenda del bambino deceduto a Cavallino Treporti saprà sicuramente che le persone hanno creato una catena umana per poter cercare il bimbo. Anche i bagnanti infatti si sono mobilitati per cercare il piccolo.

Nessuno riusciva a trovaro in quanto il piccolo era andato a finire sotto ai frangiflutti. Bisogna capire adesso come il bimbo sia arrivato da quella parte. Il posto in cui il piccolo è stato trovato non era raggiunbile dai bagnanti difatti è stato possibile scandagliare la zona con sommozzatori e strumenti vari.

“Le persone che erano in spiaggia hanno dato vita a una catena umana per aiutare le ricerche dei Vigili del Fuoco ma si sono organizzate spontaneamente nel tentativo di spingersi quanto più lontano possibile nel mare agitato” – hanno riferito fonti del 118 alla testata giornalistica Fanpage.

"Era poco lontano da riva". Ecco perché non lo trovavano "Era poco lontano da riva". Ecco perché non lo trovavano

Quindi proprio per spingersi più in là nel mare e avere qualche speranza di trovare il bambini la gente ha fatto una catena umana di centinaia di individui che hanno preso a cuore le sorti del piccolo. Un gesto che indubbiamente ha fatto commuovere tutto il mondo visto che le immagini sono state riprese anche dai media internazionali.

“Queste non sono disposizioni che solitamente arrivano dai Vigili del Fuoco e il bimbo è stato purtroppo trovato deceduto dai sommozzatori, seppur non lontano dalla battigia” – hanno affermato ancora dal 118. La catena umana ha avuto anche l’obiettivo di dare una speranza in più alla madre del bimbo infatti i bagnanti hanno creato la catena dopo l’allarme lanciato dalla donna che, disperata, chiedeva aiuto.