Una supplente 23enne, nel Milanese, è stata condanna a due mesi di reclusione per aver fatto del male con le forbici ad una sua piccola alunna. L’accusa ha sempre sostenuto che l’insegnante avesse posto in essere volontariamente quel gesto, mentre per la difesa si è trattato di un fatto accidentale.
Dalla ricostruzione del giudice, che ha emesso la sentenza, si apprende che la maestra stava lavorando con un altro bambino e, in quel frangente, la piccola, vivace e molto attiva, ha iniziato a attirare l’attenzione, parlando e cantando.
La supplente le chiesto di stare zitta ma lei, piccolina, non ha certo potuto stopparsi, continuando a parlare. A quel punto, la 23enne le intimato che se non avesse fatto silenzio, le avrebbe tagliato la lingua. La bimba ha raccolto la provocazione, si è avvicinata a lei e ha tirato fuori la lingua.
A quel punto, la maestra ha sforbiciato l’aria e già questo è un comportamento quantomeno gravemente imprudente ma avvicinandosi alla lingua, ha fatto male alla povera bambina, che ha iniziato a piangere, raccontando poi tutto ai genitori.
Il giudice, nell’emissione della sentenza, ha aggiunto: “Ciò che qui conta , è l’affermazione del principio che nei confronti dei nostri bambini che affidiamo alle istituzioni pubbliche e alle insegnanti è doveroso non infliggere lesioni. Chiunque, genitori e no, deve pretendere che queste cose non avvengano”. Capiamo bene quanto genitori, nell’apprendere quanto accaduto, abbiano manifestato la massima vicinanza alla famiglia della bimba, concordando con le parole del giudice che ha stabilito la reclusione. Le scuole sono i luoghi in cui mandiamo i nostri figli con la speranza che siano istruiti nel migliore dei modi e non possiamo certo aspettarci quanto accaduto.