
L’ultima intervista rilasciata da Beppe Vessicchio, pochi giorni prima della sua scomparsa, offre un ritratto intenso e sincero di un artista che ha saputo unire competenza, passione e ironia in una carriera lunga e prestigiosa. Nel colloquio con La Stampa, il Maestro si è aperto sul percorso che lo ha portato a diventare una delle figure più amate della musica italiana, ricordando con affetto le radici napoletane in cui la musica era parte della quotidianità, tra mandolini, fisarmoniche e chitarre, strumenti che per lui erano un naturale prolungamento della vita domestica e della creatività di suo padre.
Con la consueta lucidità e leggerezza, Vessicchio ha raccontato come la sua scelta di abbandonare gli studi in Architettura per dedicarsi completamente alla musica sia stata un momento decisivo: “Finii a stento lo sketch, poi corsi a telefonare alla mia futura moglie: ‘Questa – dissi – è l’ultima volta’”, rivelava con un sorriso che tradiva entusiasmo e determinazione.

Nel suo discorso sulla musica contemporanea, il Maestro non ha nascosto le preoccupazioni per l’evoluzione dei festival e delle produzioni moderne, pur mantenendo uno sguardo pieno di speranza. Pur riconoscendo i meriti della tecnologia e la partecipazione dei più giovani, ha osservato con lucidità come il Festival di Sanremo, un tempo tempio della canzone italiana, oggi dia spesso spazio a prodotti più immediati che durano poco nel tempo.
La sua analisi non era una critica fine a se stessa, ma un invito a riflettere sulla qualità, sulla profondità dei testi e sull’autenticità delle emozioni che la musica può trasmettere. Come sempre, le sue parole non rinunciavano a un certo pragmatismo e a una saggezza maturata in decenni di esperienza: “Prima bisogna toccare il fondo. Scenderemo ancora e poi risaliremo”, affermava, convinto che la creatività e il talento sapessero reagire anche nei momenti più difficili.
La conversazione con il Maestro, segnata da ricordi, aneddoti e riflessioni, diventa oggi un documento prezioso per comprendere non solo la sua visione artistica, ma anche la profondità di un uomo che ha trasformato ogni nota in un linguaggio capace di parlare al cuore di tutti. Il suo messaggio finale, tra passione e malinconia, invita a custodire il valore della musica autentica e a guardare con fiducia al futuro, rendendo omaggio a un percorso di vita dedicato interamente all’arte dei suoni e alla sua capacità di unire le persone.