Aviaria, OMS: "Vaccino pronto entro 4-6 mesi" (2 / 2)

In questi giorni si sente parlare sempre piĂą spesso di aviaria. Si tratta di una sindrome influenzale che fino a poco tempo addietro si trasmetteva tra il pollame e gli uccelli in generale, mentre in questo periodo la stessa ha cominciato a trasmettersi anche tra i bovini.

In particolare sta destando molta preoccupazione quello che sta succedendo negli Stati Uniti d’America dove l’infezione si sta trasmettendo in diversi allevamenti di bovini e tracce del virus sono state trovate anche nel latte. Un vera e propria emergenza che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha già preso in carico.

Secondo gli esperti è quasi sicuro che la prossima pandemia sarà rappresentata proprio dall’aviaria, il cui virus ha già fatto il salto di specie passando dal pollame e dai volatili selvatici ai bovini. L’aviaria è conosciuta con la sigla H5N1.

Maria Van Kerkhove, a capo del dipartimento Preparazione e prevenzione contro epidemie e pandemie (Epp) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha riferito che questo patogeno per il momento resta un osservato speciale e che al momento non c’è bisogno di produrre un vaccino.

D’altro canto l’OMS ha dichiarato che semmai si dovesse ravvisare un pericolo per la salute si interverrà tempestivamente e un vaccino sicuro ed efficace potrà essere messo in commercio entro 4-6 mesi semmai si dovesse verificare una prossima emergenza pandemica. Insomma si è pronti ad intervenire. Oggi la tecnologia permette infatti di creare vaccini entro breve tempo come accaduto durante il Covid.

 “Con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l’influenza pandemica in un anno” – così ha affermato inoltre l’esperta dell’OMS Van Kerkhove. Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ha affermato che è molto probabile che l’aviaria sarà la prossima pandemia da affrontare in quanto il passaggio dai volatili ai bovini è un altro “passo verso l’uomo” – queste le parole di Caruso.