Aveva previsto l’alluvione in Emilia, il grido inascoltato (2 / 2)

Era l’agosto del 2012 quando Arturo Frontali, stimato medico faentino, lanciava l’allarme sulle condizioni dei fiumi Lamone e Senio. Il letto di questi corsi d’acqua era già invaso da sterpaglie, alberi e arbusti, tutto ciò che rappresenta il pericolo primario in caso di alluvioni.

L’appello del medico cadde però nel vuoto e a nulla valse contattare l’Autorità di Bacino, l’ufficio della Regione Emilia Romagna preposto ad occuparsi di queste pratiche. Frontali cercò anche l’aiuto delle maggiori testate giornalistiche locali, che accolsero il suo appello, pubblicando la sua lettera. ll suo impegno si rivelò vano.

A distanza di più di 10 dal quel grido di sperato, il dottor Frontali ha visto realizzarsi, proprio sotto i suoi occhi, la sua tremenda profezia. Ed ecco che ora si preoccupa di fare del suo spalando il fango sotto casa nella sua Faenza. L’amarezza per quell’appello inascoltato, però, rimane e suscita ancora più rabbia.

 

Quello che rimane da fare e raccogliere i cocci di un’esperienza tremenda dalla quale è necessario, almeno, trarre gli opportuni insegnamenti ed evitare che si ripeta. La speranza è che non piova più con abbondanza e che pian piano l’acqua sia riassorbita, ovviamente anche per mezzo strumenti umani.

Per il futuro, invece, non si potrà più tollerare mancanze del genere, limitando ad imputare colpe unicamente al cambiamento climatico, così da liberarsi subdolamente delle proprie responsabilità. Ora sono in arrivo dei fondi europei per sostenere la povera gente emiliana, forse occorreva prodigarsi a richiederli per la prevenzione.