
Il dettaglio è scioccante e fornisce una misura esatta della posta in gioco. Per chi non rispetterà le nuove direttive europee, le sanzioni previste possono arrivare a toccare una cifra impressionante: 50.000 euro.Questa non è una multa amministrativa comune; è un vero e proprio deterrente finanziario che ribalta la concezione di un semplice errore di giardinaggio, elevandolo a violazione severa.
In sostanza, un hobby rilassante si è trasformato, all’improvviso, in una responsabilità legale molto complessa che i cittadini non possono più permettersi di ignorare. Le direttive dell’Unione Europea non fanno sconti e non considerano l’affetto verso quelle che, tecnicamente, sono state definite specie vegetali invasive, o comunque non più ammesse. È un meccanismo che, nel tentativo di tutelare l’ecosistema, impone a tutti, dai vivaisti ai privati cittadini con un vaso sul balcone, un livello di attenzione estremamente alto.
La severità della norma, e il conseguente tetto massimo di 50.000 euro di multa, dimostra che il rischio di conseguenze imprevedibili per chi trascura l’aggiornamento normativo è concreto, e chi pensa che si tratti solo di botanica si sbaglia di grosso.

Per evitare di incorrere in queste sanzioni gravissime, è fondamentale che ogni proprietario di giardino verifichi al più presto l’elenco delle piante vietate eventualmente possedute e intervenga immediatamente per eliminare ogni presenza non autorizzata. Queste di seguito le piante vietate: la Laurocerasa è una di queste piante vietate.
Tra gli “osservati speciali” troviamo l’albero del paradiso, la balsamina ghiandolosa, il luppolo giapponese e persino la lattuga d’acqua. Anche il falso lillà, o Buddleja davidii saranno specie vietate. In totale l’elenco pevede circa 88 piante vietate, l’elenco è possible consultarlo sui canali ufficiali della UE.