Le scosse che stanno interessando, da ormai diversi giorni, la zona dei Campi Flegrei portano ad un monitoraggio costante da parte degli esperti .Andre Billi, geologo dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr, dopo la scossa di magnitudo 4.0 che ha colpito la zona flegrea, ha dichiarato: ” Dobbiamo guardarci da previsioni scientificamente non supportate che travalicano i limiti di quanto possiamo dire al momento sull’evoluzione della situazione”.
Il famoso geologo ritiene che il sisma sia legato ad uno sciame sismico in corso dall’esito imprevedibile. Billi cita degli scenari passati, peraltro noti, come le grandi eruzioni dei Campi Flegrei, come le crisi sismiche degli ‘60-70 e degli anni ’80, precisando che quanto sta accadendo “ potrebbe portare a nulla oppure potrebbe portare anche a eventi eruttivi molto violenti”, ragion per cui: ” Esiste chiaramente un monitoraggio molto attento da parte dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sia dei sismi che dei gas, che vengono studiati in tempo reale, per capire se cambia qualcosa, per comprendere se arrivano elementi più profondi che ci possono far pensare a una possibile imminente maggiore criticità.”
L’esperto invita a prestare attenzione alle parole dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e della Protezione Civile ” Anche in relazione a possibili parallelismi tra quanto sta accadendo e il bradisismo dei decenni passati”, invitando alla doverosa prudenza.
Il geologo ha rimarcato l’importanza del sistema di comunicazione, in modo da comunicare alla popolazione in modo semplice quello che sta succedendo, come si può intervenire e i quali sono i limiti della conoscenza scientifica in modo da non creare panico, come solitamente avviene nei casi di scosse anche molto forti.
Billi ha chiosato: “La comunicazione su quanto sta accadendo è essenziale. E’ essenziale ora e lo era anche prima dello sciame. Comprendere che i Campi Flegrei sono un sistema vulcanico attivo e che vivere in quella zona è un rischio è necessario per la popolazione locale, così come lo è per tutti gli abitanti delle zone a rischio non solo sismico e vulcanico del nostro Paese. Fin dalle scuole bisognerebbe formare i ragazzi alla natura del territorio, in particolare di quello in cui vivono, segnalando cosa è accaduto in passato e cosa si rischia che riaccada oggi o in futuro”.