Alzheimer, scoperta la possibile causa: l’annuncio degli esperti (2 / 2)

Un team di ricerca statunitense del Banner Neurodegenerative Disease Research Center – Istituto di Biodesign dell’Università Statale dell’Arizona, coordinato dal professor Paul Coleman, ha avanzato un’ipotesi a sulla causa scatenante del morbo di Alzheimer da tempo oggetto di curiosità da parte degli scienziati, dato il numero di soggetti colpiti nel mondo. 

Lo studio in questione ritiene che alla base della patologia ci sia un blocco della comunicazione tra il nucleo cellulare,  in cui risiede il DNA, e il citoplasma, che comprende tutto ciò che è presente nelle cellule, eccetto gli organelli e il nucleo.

Il blocco nel trasporto cellulare sarebbe causato dall’accumulo nel cervello dei granuli di stress (SG), ovvero “condensati citoplasmatici senza membrana che contengono mRNA non tradotto, fattori di pre-inizio della traduzione e proteine leganti l’RNA (RBP)”.

Questi sono aggregati di RNA e proteine che si formano in risposta allo stress, che può essere innescato da molteplici fattori, come le tossine legate all’inquinamento ambientale, la presenza di patogeni o la denutrizione. I grani di stress proteggono l’RNA e le proteine e, accumulandosi nel cervello,  possono portare, gradualmente, alla neuroinfiammazione e alla neurodegenerazione, ovvero la morte dei neuroni, alla base dell’Alzheimer.

Gli scienziati ritengono che riconoscere e colpire questi granuli di stress possa rappresentare la svolta nella diagnosi e nel trattamento dell’Alzheimer, dal momento che tale morbo ha profonde implicazioni per la società e per i futuri approcci medici. I dettagli della ricerca “Massive changes in gene expression and their cause(s) can be a unifying principle in the pathobiology of Alzheimer’s disease” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Alzheimer’s and Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association.