Alex Zanardi, la notizia ufficiale è appena arrivata (2 / 2)

Non è facile trovarsi in una nuova vita. Non ci pensiamo mai, in quanto la cosa sembra non tangerci, non sfiorarci minimamente. Poi, capita di imbattersi in storie come quella di Alex Zanardi. Sono queste le storie che ci fanno fermare un attimo e riflettere, in quanto essere disabili richiede una forza senza eguali, tirata fuori “all’ennesima potenza”.

Sono trascorsi più di due decenni dal dramma che ha segnato per sempre la sua “vecchia vita”. Durante una gara sul tracciato tedesco Lausitzring, a pochi giri dal termine, il 15 settembre 2001, Alex era rientrato ai box per un rifornimento, per poi tornare in pista. Aggressivo, caparbio, tenace, scattante, con la solita irruenta guida che lo ha sempre caratterizzato, era nuovamente pronto per tentare di raggiungere per primo il traguardo ma degli schizzi di carburante, sporcando la sua visiera, gli impedirono di vedere bene.

Istintivamente, decise di pulirla ma quel gesto gli fece perdere il controllo della vettura che, dopo un testa a coda, impattò contro il veicolo del pilota italo-canadese Tagliani. Un impatto devastante, sotto gli occhi sconvolti, sgomenti, raggelati dei presenti. L’auto del pilota venne colpita perpendicolarmente, tagliando di netto la sua Honda all’altezza delle cosce. Sin da subito, ai soccorritori la situazione di Alex apparve gravissima. Lo schianto provocò l’amputazione di entrambi gli arti inferiori, oltre a metterlo in pericolo di vita. Infatti, rischiò di morire dissanguato.

La ripresa sulla sedie a rotelle non è stata semplice ma ha deciso di riprendere in mano le redini della sua vita, trasformando quanto gli è accaduto in un trampolino di lancio verso una nuova carriera. Zanardi, difatti, è diventato un pluricampione paralimpico grazie all’handbike, in grado persino di partecipare a gare i ironman. Di lui e di molte altri eroici esempi, parla un libro edito dalla De Agostini e scritto dal giornalista Giacomo Fasola, intitolato: “Senza limiti. Ragazze e ragazzi oltre la disabilità” (DeAgostini). 

Nel capitolo su Alex Zanardi, il giornalista, autore del libro, ripercorre la dolorosa esperienza dell’iniziare a camminare con le protesi, in un modo davvero forte, toccante: “E la sera, poi, quando esce dalla palestra e vede qualcuno che fa jogging, arriva un’altra pugnalata al cuore: adorava correre nella nebbiolina invernale e ora sa che non potrà farlo mai più”. Ma non ha mai mollato proprio perché: “La felicità è mettersi al lavoro all’inizio di un percorso“. Da Stephen HawkingSammy Basso, da Zanardi a Nic Hamilton, sono in tanti coloro che ci insegnano a non mollare mai.