
Da quanto si apprende dalla stampa locale Alessia Pifferi avrebbe deciso di sposare la sua compagna con cui condivide la cella nel penitenziario. E immediatamente come è facile immaginare ci si è chiesti se i sentimenti della Pifferi siano sinceri oppure no.
Si tratta di un bisogno sincero di affetto o, come sostengono in molti, dell’ennesima, sofisticata, richiesta di attenzioni in un luogo dove i gesti acquistano un peso diverso?.La risposta, o almeno un tentativo di decifrare l’animo della donna, è arrivata dalla voce autorevole di un’esperta chiamata ad esaminarla. La corte d’appello attendeva infatti la relazione psichiatrica, un documento cruciale per stabilire quanto degli eventi fosse stato frutto di una mente compromessa.
È stata la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della parte civile, a depositare il suo parere. Il profilo emerso è quello di un individuo che cerca un costante rifugio e gratificazione nelle cure altrui, un ritratto psicologico inquietante. Pare che la Pifferi chiami già “mia moglie” la compagna di cella.

Secondo la relazione presentata al processo d’appello, Alessia Pifferi è stata definita senza mezzi termini una bugiarda compulsiva. Un’etichetta pesante, ma non l’unica a pesare sul suo destino giudiziario. Il dato più significativo e decisivo, quello che chiude ogni porta alla possibilità di una ridotta infermità mentale, riguarda la sua capacità di intendere e volere.
L’esperta ha infatti concluso che Alessia Pifferi è pienamente capace di intendere.L’intera dinamica di ogni sua relazione, inclusa la recente e discussa ricerca di un “matrimonio” con la compagna di cella, è stata ricondotta a un unico, persistente meccanismo di sfruttamento del prossimo.
La criminologa ha chiarito il motore di base del suo comportamento: per lei, gli altri le servono solo per rispondere ai suoi bisogni primari.Si sente gratificata, si legge chiaramente nella perizia, esclusivamente dalle cure e dalle attenzioni altrui, un drammatico schema che ha dominato l’intero percorso esistenziale della donna. Tutto il giorno le due trascorrerebbero molto tempo insieme.
In questo complesso scenario, le conclusioni della dottoressa Bruzzone delineano un ritratto psicologico di profonda e voluta manipolazione, negando qualsiasi giustificazione legata a un’incapacità di discernimento. Un giudizio severo che allinea la sua condotta all’ombra della piena consapevolezza.