Il caso della morte della piccola Diana Pifferi è davvero complesso. A complicare il tutto, non facilitando affatto il lavoro degli inquirenti, sono le continue bugie della madre assassina Alessia Pifferi, riguardanti la sfera lavorativa, affettiva, sentimentale,
Gli investigatori, a tutto tondo, senza fermarsi un attimo, vogliono ricostruire cosa è accaduto alla bambina, definendo i contorni di questa tragica vicenda, andando a ritroso. Cosa è accaduto nelle ore e nei giorni precedenti al ritrovamento del cadavere di Diana, morta di stenti, disidrata con le piaghe addosso, nel suo lettino di via Parea?
Diana ha resistito, senza acqua e cibo, senza poter respirare sotto il caldo rovente di questi giorni, per 5 giorni, prima di morire. Poi si è arresa, al termine delle sue forze. Oggi sul suo corpicino verrà effettuata l’autopsia, oltre agli esami tossicologici sul biberon e alle analisi del Dna sul beccuccio della confezione di En trovata in casa.
Tanti i punti su cui autopsia e esami tossicologici dovranno far luce in primis quando effettivamente sia avvenuto il decesso, in che modo è avvenuto e se la piccola sia stata sedata con una massiccia dose di ansiolitici, al fine che nessuno dei vicini sentisse nemmeno un pianto di disperazione.
La Pifferi ha sempre detto al pm e al giudice di averle somministrato solo gocce di tachipirina, giustificando la somministrazione del farmaco perché la vedeva meno vivace del solito o per lenirle il dolore legato ai dentini che le stavano spuntando. Peccato che di tachipirina non sia stata trovata traccia. Parole, queste, che rilette oggi, oggi che Diana non c'è più, suonano spettrali, sinistre, suscitano...