Alessia Pifferi, la richiesta choc dal carcere: il legale rimane basito (2 / 2)

Alessia Pifferi, contro la quale la madre Maria, travolta dalla rabbia dal terribile dolore per la scomparsa della nipotina, ha pronunciato parole fortissime, viene difesa dai legali Marchignoli e D’Auria. Spetterà a loro l’arduo compito di riuscire a salvare il salvabile, nella posizione della loro assistita, davvero molto complessa.

In particolare, in un’intervista rilasciata a Telelombardia, l’avvocatessa Solange Marchignoli ha raccontato le attuali condizioni mentali della Pifferi, che, lo ricordo, ha abbandonato la figlia di 18 mesi da sola in un bilocale di via Parea, a Milano, lasciandola senza acqua, cibo e aria, pur di non rinunciare al weekend  con il compagno, elettricista 58enne di Leffe.

Quei due giorni iniziali sono diventati 6 e, intanto, Diana è morta nel suo lettino da campeggio, lo stesso in cui era stata lasciata dalla madre che ha preferito la sua libertà alla vita della figlioletta, consapevole del fatto che sarebbe potuta morire e che l’avrebbe ritrovata cadavere al suo rientro. Uno scenario agghiacciante, in cui le informazioni su Alessia arrivano solo attraverso i suoi avvocati. A detta loro, la 37enne in carcere starebbe come in una bolla. E’ consapevole che Diana è morta, sa che non c’è più, ma racconta la vicenda come se fosse una storia e come se non la riguardasse.

Non capisce il perché non sia potuta andare la funerale (della piccola che lei ha fatto morire di stenti, doverosa precisazione), e non capisce il motivo per il quale il compagno, quello con cui era a Leffe per capire se la loro storia avrebbe potuto avere un proseguo, non si faccia più sentire dal giorno del suo arresto. La Pifferi non capisce quello che sta accadendo fuori, quanto l’opinione pubblica sia accanita contro di lei e ciò che l’attende, chiedendo ai suoi avvocati, nel corso del colloquio in carcere, cosa significhi la parola ergastolo.

Non ha la struttura intellettuale per comprendere. Io le parlo, lei mi guarda ma non mi vede e non credo sia una questione di shock”, ha aggiunto la legale Marchignoli che ha incaricato, assieme ai suoi colleghi, il professor Sartori, un neuroscienziato famosissimo, di capire lo stato mentale dell’assassina che, anche dopo il ritrovamento del cadavere della figlia, ha continuato a ritenersi una buona madre. Inoltre al professor Sartori è stato chiesto di individuare lesioni, magari legate a qualche trauma del passato. Dinnanzi a questo caso, tra i più efferati della cronaca nera degli ultimi tempi, non c’è nessuna pietà. In tanti coloro che hanno inviato mail alla Procura di Milano, chiedendo una pena esemplare per la donna.