Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nel luglio 2022, non si è presentata in aula facendo valere il “legittimo impedimento”. La donna sostiene di essere stata picchiata dalle altre detenute del penitenziario di Vigevano e di aver riportato quattro punti di sutura al volto. Indubbiamente è una dichiarazione forte, quella della donna che, a suo dire, era già stata presa a botte dalle donne recluse ai tempi di San Vittore, il 12 aprile 2024 .
La Pifferi ha dichiarato di essere stata picchiata dalle detenute che, di notte, le danno del “mostro”, urlandole “assassina”, “devi morire”, “meriti tante botte”.
La Corte d’appello, il 10 febbraio, ha disposto una nuova e collegiale perizia psichiatrica, mentre la madre e la sorella della donna, costituitesi parte civile, hanno ricevuto una notifica dal pm, che ha depositato nel fascicolo di primo grado la copia degli atti dell’inchiesta parallela sulle avvocate.
Nella notifica è riportato che sono indagati, per ipotesi di falso e favoreggiamento, la legale dell’imputata, l’avvocata Alessia Pontenani, alcune psicologhe e Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa Ancora una volta, Alessia sostiene di essere stata presa di mira dalle altre detenute.
Ancora una volta, delle donne recluse si sarebbero scagliate contro di lei, accusata di aver commesso, il peggiore dei reati in assoluto del nostro codice e sotto l’aspetto morale. Seguiranno ulteriori aggiornamenti nella giornata odierna, dal momento che il caso è uno dei più efferati della cronaca nazionale, continuando a scuotere gli italiani che lo hanno sempre seguito.