Alessia Pifferi è stata condannata alla pena dell’ergastolo il 13 maggio scorso. I magistrati ritengono che la donna sia responsabile direttamente del decesso della figlioletta ma non hanno contestato invece la premeditazione. La donna ha avuto ben due malori dopo la lettura della sentenza.
Per questo è stata soccorsa dal personale presente nel penitenziario. La donna oltre alla condanna dovrà anche pagare una provvisionale in denaro di cinquantamila euro e ventimila euro per la mamma e la sorella. Le sue condizioni all’interno del penitenziario però adesso cominciano a preoccupare.
“Non ho più voglia di vivere” – così avrebbe detto Alessia Pifferi prima che in queste ore cominciasse lo sciopero della fame. Alessia vorrebbe quindi perdere la vita. Nonostante tutto gli psicologi della casa circondariale le stanno accanto.
La difesa della donna ha anche sostenuto che la donna soffre di una sorta di deficit cognitivo e a supporto di ciò ci sarebbero dei test svolti dai consulenti selezionati dall’avvocata Alessia Pontenani e quelli somministrati dalle psicologhe del penitenziario San Vittore.
Queste ultime a loro volta sono indagate in un altro procedimento penale con le accuse di falso e favoreggiamento. Per Elvezio Pirfo pshicatra forense che ha svolto una perizia non di parte la Pifferi al momento dei fatti era assolutamente capace di intendere e volere.
Durante il processo di secondo grado si potrà impugnare e discutere tale perizia. Nel frattempo da 24 ore la Pifferi ha cominciato lo sciopero della fame e viene costantemente monitorata dai medici e dal personale della casa circondariale.