Alessandro Impagnatiello, prima notte nella casa circondariale: ecco cosa è successo (2 / 2)

“Sono stato io”. Queste le parole con cui il barman 30enne Alessandro Impagnatiello, ha confessato dinnanzi ai carabinieri e al pm di aver ucciso Giulia. Una frase che ha ripetuto svariate volte, senza mai piangere,  aggiungendo: “L’ho colpita con due o tre coltellate”. Coltellate inferte in  parti vitali del corpo che non hanno lasciato scampo alla 29enne e al piccolo che portava in grembo.

L’uomo è in carcere e su di lui pendono accuse pesantissime: omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso.  Mentre gli inquirenti continuano ad indagare e mentre continuano ad emergere dettagli macabri che rendono l’intero quadro in cui a Giulia è stata tolta la vita sempre più brutale,  il barman Alessandro Impagnatiello ha trascorso la sua prima notte nel carcere milanese di  San Vittore.

Nei penitenziari esiste un codice d’onore: donne e bambini non si toccano. Basta ricordarsi questo per capire cosa è accaduto al reo confesso sin da quando ha varcato l’ingresso della sua cella. Accuse pesantissime, quelle rivolte dagli altri detenuti nei suoi confronti,   sputi,  gridi di rabbia e indignazione,   definendolo “assassino”.

Tra i detenuti è noto che vengano inferte  punizioni esemplari contro i pedofili, gli stupratori e gli assassini, specie quelli di bambini e compagne, per cui si teme il rischio di vendette e ritorsioni tra le mura carcerarie.  Una sorta di giustizia che vige tra i carcerati di tutto il mondo, volta a punire chi si è macchiato di reati brutali ai danni dei fragili, di chi non avrebbe potuto difendersi.

 Non dimentichiamo che Impagnatiello ha provato a bruciare il corpo di Giulia  (segni di bruciature erano evidenti sul corpo della 29enne), per poi  caricarlo in auto e occultarlo. Una brutalità che, secondo gli inquirenti, presuppone la premeditazione.