“L’unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita”- questa la frase che continua a ripetere Alessandro Impagnatiello da quando è stato fermato dalle forze dell’ordine. Nonostante l’ampia opera di depistaggio posta in essere sin dai primi momenti successivi al delitto, il colpevole del delitto è subito caduto sotto il peso enorme delle sue menzogne.
Il barman è rinchiuso già da diversi giorni a San Vittore, dove è sorvegliato a vista dalla polizia penitenziaria. Visto infatti l’enorme rischio di subire violenze fisiche, al momento Impagnatiello non avrebbe contatti con gli altri detenuti.
Per questo motivo, la permanenza a San Vittore del colpevole è per il momento di assoluto isolamento. Occorre salvaguardare la sua incolumità, fortemente a rischio in un ambiente che potrebbe essere molto deleterio per lui.
Inoltre, anche alla luce delle sue affermazioni, Impagnatiello si trova nel reparto ‘protetti’ in quanto considerato a rischio di togliersi la vita. In questi giorni il colpevole sarà sottoposto ad ulteriori interrogatori, dove sarà messo nuovamente sotto torchio dagli inquirenti per fare luce su quei punti ancora oscuri.
Per i magistrati il profilo del barman è quello di un ‘narcisista manipolatore’, un aspetto che è emerso chiaramente in queste settimane sia dalle chat con la compagna, che tentava continuamente di manipolare e far sentire in colpa. Anche quando viene scoperto ed è messo davanti alle sue responsabilità, il barman non demorde e tenta di passare per la vittima.
A colpire è anche il suo atteggiamento in pubblico. Non è passato inosservato, come prima di salire in macchina, Impagnatiello si sia fermato davanti ad una vetrata per sistemarsi il cappellino. Durante la confessione, invece, si mostra sempre freddo e sicuro di sè, senza versare neppure una lacrima per le sue azioni.