“Addio tamponi”. La notizia poco fa: ecco cosa hanno scoperto (2 / 2)

Parlo di una nuova opzione diagnostica per rilevare gli anticorpi specifici del Sars-Cov-2 in modo sicuro, affidabile e, soprattutto, non invasivo. Parlo di un cerotto da applicare sulla pelle, che da risultati affidabili in soli 3 minuti. Il cerotto in questione è stato messo a punto dai ricercatori dell’Università di Tokyo che hanno riportato l’esito della loro ricerca all’interno della prestigiosa rivista scientifica “Scientific Reports” (Nature).

Il team di ricerca, guidato da Leilei Bao, ha elaborato questo nuovo sistema che stabilisce se siamo stati contagiati o meno direttamente dalla pelle, senza il prelievo di campioni di sangue o l’esecuzione dei fastidiosi tamponi naso-faringei, che per alcuni sono davvero insopportabili. Come ha spiegato Leilei Bao,”il livello di anticorpi presenti nel liquido interstiziale risulta inferiore rispetto ai quantitativi che si osservano nel sangue, ma comunque sufficiente per effettuare test di rilevamento”.

Il cerotto raccoglie un campione di questo liquido e lo analizza. Per la campionatura vengono utilizzati dei microaghi porosi biodegradabili fatti di acido polilattico che possono prelevare il liquido interstiziale dalla pelle. Successivamente, per rilevare gli anticorpi specifici per SARS-CoV-2, viene usato un biosensore immunologico. Secondo gli autori dello studio “questo dispositivo ha un grande potenziale per lo screening rapido di Covid-19 e, in linea teorica, potrebbe essere riadattato per rilevare la presenza di altre infezioni. Allo stesso tempo sarebbe un’opzione attendibile, efficace e a basso costo, adatta anche alle zone a basso reddito, un obiettivo chiave per la gestione globale delle epidemie”.

I ricercatori hanno sottolineato che la capacità di individuare efficacemente le catene di infezione, è fondamentale per la definizione di una risposta efficace alle epidemie e alle situazioni sanitarie emergenziali. Nel caso di Covid-19, tra le principali difficoltà di screening vi erano i tassi elevati di infezioni asintomatiche, oltre al fatto che, all’inizio della pandemia, le opzioni diagnostiche disponibili erano piuttosto poche.

Gli esperti hanno ricordato che i test PCR, pur essendo molto affidabili, richiedono l’utilizzo di attrezzature costose, necessitano di tempistiche più lunghe per restituire l’esito e si effettuano prelevando campioni di sangue. I tamponi, invece, pur essendo economicamente più vantaggiosi e significativamente più rapidi, possono essere piuttosto invasivi nell’effettuazione della procedura e relativamente meno attendibili, specie col sopraggiungere della Omicron. Il cerotto è il giusto compromesso, insomma. Non ci resta che attendere ulteriori aggiornamenti.