Abbiamo gettato una giacca usata con un Gps in uno dei cassonetti gialli: ecco dov’è finita (2 / 2)

L’inchiesta di Luigi Pelazza, noto inviato de Le Iene, ha davvero del clamoroso. Anche i cassonetti gialli, quelli riposti agli angoli di tutti i nostri paesi, celano una realtà profondamente allarmante. Nessuno si sarebbe mai aspettato che questa iniziativa arricchisse in realtà delle aziende molto ‘poco limpide’.

Di cosa si tratta? A quanto pare, anche dietro queste iniziative apparentemente di beneficienza si nasconde la longa manus della criminalità organizzata, sempre pronta ad accaparrarsi qualsiasi tipo di business. Un giro d’affari che, secondo il presidente della commissione ecomafie Stefano Vignaroli, si aggirerebbe sui 200 milioni di euro all’anno.

Una cifra esorbitante che finirebbe quasi tutta nelle tasche della criminalità organizzata. Solo un 1%, infatti, sarebbero diretti effettivamente ai progetti Caritas a favore dei bisognosi e dei senzatetto. Inoltre, al contrari odi quello che si potrebbe pensare logicamente, questi vestiti non sarebbero donati ai bisognosi, ma bensì venduti.

Come si è giunti a queste conclusioni? Dal Gps inserito nell’indumento lasciato dalla Iena, si è scoperto clamorosamente come sia finito in un’azienda in provincia di Caserta, che rivende questi abiti in tutto il mondo. Il responsabile ha spiegato all’inviato de Le iene, fintosi un grossista albanese, che l’azienda acquista i vestiti a 40 centesimi al kg, per poi rivenderli dai 3 ai 5 euro.

Un business enorme finito da tempo nel mirino della Direzione investigativa antimafia, visto che le aziende che trafficano nel settore risulterebbero essere legate alla camorra. Decine e decine di milioni di euro, a fronte di pochi spiccioli che finiscono poi effettivamente nelle mani della Caritas.