"6 anni" Matteo Salvini in camera di consiglio per il caso Open Arms (2 / 2)

Il caso Open Arms rappresenta uno dei tanti episodi che riflettono il complesso equilibrio tra sicurezza nazionale, diritti umani e responsabilità internazionale. Salvini continua a ribadire la necessità di un’azione più incisiva da parte dell’Unione Europea e di politiche migratorie più severe, mentre le ONG, come Open Arms, sottolineano l’urgenza di risposte umanitarie per affrontare la crisi migratoria globale.

I fatti risalgono all’agosto 2019, quando Salvini, allora ministro dell’Interno, impedì alla nave dell’ONG spagnola, che aveva soccorso 147 migranti in tre operazioni, di attraccare in Italia, lasciandola in mare per 20 giorni.

L’episodio avvenne poco prima della fine del governo giallo-verde (M5S-Lega) guidato da Giuseppe Conte. I pubblici ministeri hanno evidenziato che i diritti umani devono prevalere sulla “difesa dei confini,” definendo la condotta di Salvini come un “iter criminoso” in violazione dei diritti fondamentali e delle leggi internazionali. Il caso contro Salvini fu avviato nel 2020 dal tribunale dei ministri di Palermo, che ottenne l’autorizzazione del Senato per procedere.

Salvini è accusato di aver agito autonomamente e in contrasto con Conte, il quale aveva richiesto lo sbarco immediato dei minori e sottolineato la disponibilità di vari Stati europei a ospitare i migranti. Salvini, tuttavia, mantenne il divieto, aggravando la situazione umanitaria. L’ex ministro è stato rinviato a giudizio nell’aprile 2021.

Il 14 settembre 2024 la Procura di Palermo è giunta ad un clamoroso responso: sei anni di reclusione per Matteo Salvini, attuale vicepremier e ministro dei Trasporti, accusato di sequestro di persona plurimo, omissione e rifiuto di atti d’ufficio nel caso Open Arms. Oggi, 20 dicembre 2024, è attesa finalmente la sentenza del processo contro Matteo Salvini. Questi, entrando in tribunale, si è detto “assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto. Ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato le immigrazioni di massa e qualunque sia la sentenza, per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio paese. Rifarei tutto quello che ho fatto e entro in questa aula orgoglioso del mio lavoro”. Intanto, i giudici sono in Camera di consiglio, pronti ad emanare un verdetto. Assolveranno il Ministro o confermeranno a sorpresa i 6 anni di reclusione?