In un recente numero della rivista European Heart Journal, InèsDominguez-lopez ed i suoi collaboratori del Department of Nutrition dell’Università di Barcellona hanno pubblicato uno studio davvero molto interessante.
Il team di ricercatori ha dosato l’acido tartarico urinario quale misura reale del consumo di vino in oltre 1.200 soggetti che partecipavano allo studio e sono arrivati ad una conclusione pazzesca.
.L’acido tartarico urinario, essendo una sostanza unicamente derivata dal vino, è una spia particolarmente specifica per valutare la quantità di tale sostanza realmente bevuta. È stato dosato all’inizio dello studio ed a un anno di distanza in tutti i partecipanti.
In un follow up medio di circa nove anni sono stati valutati i problemi cardiovascolari dei singoli soggetti (scompenso cardiaco, infarto o ictus) mettendoli in relazione alla quantità di vino consumata. I partecipanti che avevano concentrazioni di acido tartarico tra 3 e 12microgrammi per millilitro (equivalenti a 3-12 bicchieri di vino al mese)avevano una riduzione di eventi cardiaci del 38% rispetto a consumatori di dosi di vino inferiori
In chi aveva valori del tartarico equivalenti a 12-35 bicchieri di vino al mese, la riduzione di eventi a distanza arrivava fino al 50%. Questi vantaggi erano più significativi per gli uomini rispetto alle donne, probabilmente in quanto donne hanno comunque un numero minore di eventi cardiovascolari. Il vino in quantità moderata abbasserebbe il rischio cardiovascolare anche nei soggetti diabetici, sia pure con percentuali più basse rispetto ai non diabetici. Uno studio molto interessante, non credete? Uno studio che ribalta il passato.