Alzheimer, il sintomo della malattia fino a 20 anni prima (2 / 3)

Inizialmente, il valore non è stato preciso ma gli esperti hanno combinato queste informazioni con altri due fattori di rischio della malattia, ovvero l’età superiore ai 65 anni e la presenza di una variante genetica chiamata Apoe4 che aumenta di tre volte il rischio di Alzheimer. L’accuratezza delle analisi, dall’88% è arrivata al 94% combinando appunto i due fattori di rischio.

Gli autori dello studio hanno spiegato: “Tutto questo ci aiuterà in particolare ad arruolare i partecipanti agli studi clinici in modo più efficiente, il che ci consentirà di trovare i trattamenti più rapidamente, con un impatto importante, speriamo, sul costo della malattia e sulla sofferenza umana che ne deriva”.

Questo, spiegano, “non è un esame del sangue per la demenza: ci dice che ci sono depositi di amiloide nel cervello, che sono un segno distintivo della malattia di Alzheimer, ma che si trovano anche nelle persone anziane sane. Aspettiamo con impazienza i risultati di studi più estesi per convalidare e ampliare questo test“.

Come già detto, a questa analisi è stata combinata anche l’età e la presenza della variante genetica APOE4. In questo modo sarà possibile identificare con precisione i cambiamenti del cervello.

Per i ricercatori, i grumi di proteine iniziano a formarsi nel cervello circa 20 anni prima della comparsa dei primi sintomi dell’Alzheimer, come la perdita di memoria e questi test potrebbero essere utilizzati per diagnosticare in anticipo questa malattia neurodegenerativa. Ovviamente, bisogna sottolineare che la diagnosi precoce non aiuta a fermare la malattia, in quanto ad oggi purtroppo non esistono ancora trattamenti in grado di farlo.

In tutto il mondo, ogni 3 secondi c’è un nuovo caso di Alzheimer e ad oggi ne vengono diagnosticati circa 8 milioni di nuovi.