La freccia avvelenata: la parabola buddista che ci mette di fronte al nostro peggior errore (2 / 2)

Desiderava sapere se la piuma della freccia provenisse da un falco, da un avvoltoio, o da un pavone.
Continuava a porre domande l’arco che aveva usato era un arco comune oppure curvo? ed un sacco di altre informazioni simili.
Alla fine, l’uomo morì senza ottenere nessuna risposta“.

La prima cosa che subito ci viene in mente è che l’atteggiamento dell’uomo ferito è stupido e autolesionista.

 Tuttavia è proprio così che ognuno di noi si comporta quando si cerca la risposta ad un problema che ci sta attanagliando. Non ce ne rendiamo conto. Buddha intendeva spiegare che tutti noi siamo feriti da quella freccia avvelenata: prima o poi moriremo. Nonostante questo, viviamo senza essere pienamente consapevoli della nostra mortalità, per questo, spesso, diamo un’eccessiva importanza a cose irrilevanti che ci impediscono di goderci il presente.

Il segreto dovrebbe essere fare un passo alla volta. Risolvere la questione più immediata senza farci cogliere dall’ansia di ciò che viene dopo. Una vita perfettamente programmata non vuol dire che sia comoda. Tutt’altro! Spesso chi pianifica mesi prima o addirittura anni prima la sua vita è anche colui che poi soffre molto di più se qualcosa dovesse andar male. Dovremmo accettare a priori che qualcosa andrà male perchè siamo tutti avvelenati come l’uomo della parabola. Perchè finire come lui?