La bellezza è uno standard al quale ogni civiltà ha sempre finito con l’attenersi, gettandosi a capofitto nella ricerca costante della perfezione estetica a seconda dei canoni di riferimento. Come ben sappiamo questi ultimi non sono mai stati unificati per tutti, ma sono sempre stati promossi dalla società di riferimento in base a svariate esigenze nonché alle tradizioni culturali. Oggi però stiamo assistendo ad un qualcosa di nuovo: grazie alla globalizzazione, gli standard di bellezza attuali dell’Occidente industrializzato sono stati esportati in moltissime zone anche remote del globo.
Ciò implica non solo un cambiamento dei canoni estetici di riferimento, ma anche – anzi, soprattutto – maggiori introiti per le multinazionali che operano nel settore. Il calcolo è molto semplice: più persone sentono di avere bisogno di un rossetto, di un mascara o di una maschera per capelli, più le vendite saliranno e più queste grandi aziende continueranno ad arricchirsi. In altre parole, soddisfare un mondo che vuole una cosa sola è molto più semplice e remunerativo che soddisfare un mondo con mille richieste differenti.
Ci sono però anche molti “contro” rispetto a questa situazione, che non riguardano solamente la perdita del retaggio culturale o – situazione ben più drammatica – l’aumento dell’inquinamento e della schiavitù legalizzata. Stiamo parlando degli effetti collaterali di questi prodotti, che molto spesso vengono taciuti. Un esempio lampante è rappresentano dallo smalto per unghie, oggi ritenuto da moltissime donne solo un mero strumento di bellezza che non comporta grandi conseguenze, da poter indossare e smettere a proprio piacimento. Ma siamo sicuri che anche il nostro corpo la pensi allo stesso modo?