Transaminasi alte in gravidanza: consigli su dieta e accorgimenti da seguire

L’aumento del valore delle transaminasi in gravidanza colpisce dal 3 al 10% delle donne in dolce attesa. Di seguito i consigli per evitare tale sofferenza di tipo epatica che potrebbe provocare, addirittura, un parto prematuro.

Transaminasi alte in gravidanza: consigli su dieta e accorgimenti da seguire

Le transaminasi alte durante la gravidanza sono spesso fonte di forte preoccupazione per chi, durante le prime analisi cliniche, riscontra questo tipo di problema. Si tratta di sostanze enzimatiche che si trovano nel fegato e che regolano proprio lo stato di salute. Queste sostanze si dividono in GOT o AST (che si riferiscono al cuore) e in GPT O ALT (che sta per alanino amino transferasi) che si riferiscono al fegato. Sono queste ultime, infatti, quelle che interessano solitamente le mamme in dolce attesa.

L’aumento delle transaminasi può dipendere da diversi fattori, quali malattie infettive o assunzione di determinati farmaci che ne alterano i valori. Anche l’abuso di bevande alcooliche o droga sono un campanello d’allarme molto grave.

Per fare in modo che i valori delle transaminasi tornino normali o non aumentino nei soggetti che presentano già una predisposizione a tutto ciò, bisogna avere alcuni accorgimenti, a cominciare dall’alimentazione

Chi infatti è già venuto a conoscenza di questi valori alti, dovrebbe consumare – nella sua dieta – determinati alimenti quali: acqua, bibite e spremute non gassate, carni magre e pesce, poca pasta e pane, riso, patate lesse, formaggi magri, latte scremato e yogurt magro, verdura e frutta fresca, dolci non elaborati come crostate al miele o con marmellata.
Gli alimenti da evitare invece sono i seguenti: carne di maiale, salumi e affettati, formaggi stagionati, uova, frittura, burro, panna, salse, maionese, carni grasse, peperoni, funghi, melanzane, cavolfiori, fave, piselli e frutta secca.

Durante la gravidanza, il fegato è infatti un organo molto indispensabile perché trasforma le sostanze nutritive sia della partoriente che del nascituro e, lavorando a pieno ritmo, ha quindi bisogno di essere aiutato. Se quest’organo non lavora come dovrebbe, il bambino che è nel grembo potrebbe assumere una quantità di sostanze non sufficienti al suo sviluppo e, quindi, uno dei rischi maggiori è quello di un parto prematuro.

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