Molti neo genitori si preoccupano in modo esagerato se il proprio bambino rigurgita dopo aver consumato il pasto. Il reflusso gastro-esofageo, che spesso può accompagnarsi a rigurgito, è una situazione del tutto normale nei lattanti, che non ha bisogno di nessuna cura e nessun trattamento con farmaci.
Il reflusso è un fenomeno fisiologico che consiste nel passaggio del contenuto gastrico nell’esofago; nel caso del rigurgito un po’ del contenuto gastrico esce anche dalla bocca.
Il reflusso gastroesofageo non deve essere considerato una malattia e va trattato solo nel caso ve ne sia un eccesso. Curare il reflusso con inibitori della pompa e altri antiacidi senza che ve ne sia davvero il bisogno potrebbe alterare la natura del pH acido nello stomaco.
Cosa causa il reflusso nei neonati
- Alimentazione: bisogna considerare che il bambino nei primi mesi di vita ha un’alimentazione esclusivamente liquida e questo favorisce il passaggio del contenuto gastrico;
- Postura: il neonato vive quasi sempre in posizione sdraiata e rannicchiata e questo concorre in modo considerevole alla risalita del cibo;
- Immaturità del cardias: la piccola valvola che collega lo stomaco all’esofago, e che ha il compito di impedire la risalita di cibo dallo stomaco, è alle prime armi e non è ancora perfettamente in grado di svolgere la sua attività, lasciando, talvolta fuoriuscire parte del cibo ingerito.
Sintomi da tenere sotto controllo
Il sintomo classico del reflusso gastro esofageo è la presenza di rigurgito, in particolare dopo i pasti. Altri sintomi da valutare son il bruciore di stomaco, la difficoltà nella deglutizione e laringite con dolore alla gola, tosse e raucedine.
Come comportarsi in caso di reflusso
Se i rigurgiti sono frequenti il pediatra potrebbe consigliare di cambiare il tipo di latte. Cercate di mantenere il bambino in posizione eretta il più possibile così da sfavorire la risalita del latte. Un’altra piccola accortezza che potrete avere è di fare delle piccole pause mentre allattate il bambino: la maggior parte delle volte i neonati mangiano con voracità ingurgitando grosse quantità di latte.
In casi molto rari il reflusso gastrico può diventare una malattia ed essere causa di polmoniti ricorrenti e di malattia polmonare interstiziale dovuta all’aspirazione del contenuto gastrico. Prima di giungere a queste particolari situazioni, il pediatra potrebbe ritenere necessario effettuare una Ph-metria.
Cos’è la Ph-metria
Attraverso la Ph-metria sarà possibile misurare le variazioni del ph gastro-esofageo ed il numero di reflussi che avvengono nell’arco della giornata. Solitamente questo esame viene effettuato quando il bambino, nella crescita e con il passare all’alimentazione solida, continua a lamentare il reflusso.
Lo scopo della Ph-metria è di valutare il grado di acidità nell’esofago e la pressione presente nella parte terminale. Attraverso questo esame il medico riesce a valutare quante volte, nell’arco delle 24 ore avvengono episodi di reflusso e calcola l’aumentare dell’acidità gastrica: per essere considerato un episodio di reflusso, ogni evento deve durare almeno 30 secondi ed avere un Ph minore di 4.
Come si esegue la Ph-metria
L’esame non è particolarmente invasivo e non è doloroso. Prima dell’introduzione del sondino si nebulizzano gola e narici con un anestetico locale e viene introdotto, dalle vie nasali, un piccolo sondino. All’estremità del sondino è situato un sensore per il rilevamento dei dati che viene collegato ad un piccolissimo dispositivo che serve a raccogliere ed analizzare i dati: il bambino può tranquillamente portare il computerino al collo per tutto il giorno.
Il medico esorterà i genitori a far fare al bambino le sue normali attività giornaliere per verificare, anche in base alle sue abitudini, quando e come si presenta il reflusso. Questo esame non serve a risolvere il problema ma a stabilire la gravità del caso e cosa potrebbe scatenare il reflusso.
Saranno il pediatra ed il gastroenterologo, sulla base dei dati raccolti, che formuleranno la giusta terapia per curare il vostro bambino.