Ragadi al seno in allattamento: cause e rimedi

Circa il 26% delle neo mamme riscontra questo problema durante le prime settimane di allattamento. Tra le tante cause, la sbagliata postura del neonato.

Ragadi al seno in allattamento: cause e rimedi

Le ragadi al capezzolo sono delle vere e proprie screpolature – talvolta anche tagli profondi che possono addirittura sanguinare – che si formano sul capezzolo durante i primissimi mesi di allattamento.

Il fastidio iniziale che si avverte durante i primi tentativi è normale e si presenta a circa il 90% delle donne, ma quando si parla di vero e proprio dolore e sanguinamento il cerchio si restringe al 26%. La causa principale è l’attacco al seno inadeguato del neonato.

Generalmente, il bambino dovrebbe attaccarsi al seno spalancando la bocca il più possibile, ma questo non sempre accade. Talvolta, per inesperienza della mamma o per pigrizia del bambino, questo infatti non succede proprio in quel 26% menzionato in precedenza: il capezzolo, così facendo infatti, non viene inserito totalmente nella bocca e, quindi, quando il piccolo ciuccia, lo schiaccia sul palato causandone le tanto dolorose lesioni.

Ovviamente, il mal attaccamento del bambino al seno, oltre a provocare le ragadi, provocherà anche un flusso minore di latte che, oltre a non essere sufficiente alla creatura, può causare ingorghi all’interno della mammella e, di conseguenza, malessere fisico alla madre che potrebbe avere febbre alta o, nel peggiore dei casi, smettere proprio di produrre il latte.

Cosa bisogna quindi fare allora per evitare tutto ciò? Innanzitutto, la cosa migliore da fare sarebbe di contattare un vero consulente dell’allattamento per farsi aiutare sulla corretta posizione che dovrà sostenere il bambino. Quando questo non è possibile, le linee guida generali da seguire sono le seguenti: fare in modo che il bambino spalanchi totalmente la bocca prima di attaccarsi, inserire il capezzolo il più possibile dentro la bocca del piccolo, fare in modo che la creatura tenga le labbra estroflesse, posizionare il corpo del bambino il più vicino possibile alla pancia della mamma, e fare in modo che il mento del piccolo sia appoggiato e non lontano dalla mammella.

Ovviamente, le più furbe ed esperte giocano d’anticipo, ed iniziano a preparare il capezzolo all’allattamento con due semplici mosse: effettuano giornalmente, durante la gravidanza, una rotazione del capezzolo, afferrandolo tra indice e pollice (questo serve per favorirne l’estroflessione), e/o effettuano una sorta di stiramento verticale e orizzontale del capezzolo, sempre aiutandosi con l’indice e il pollice.

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