Piccolo Mattia, l’annuncio da brividi: "Anche lui è morto.." (2 / 2)

E’ trascorso un anno dalla tragedia della funivia del Mottarone, nella quale hanno perso la vita 14 persone. Erano circa le 12: 30 del 23 maggio 2021 quando la fune che trainava la cabina numero 3 si spezzò a un passo dall’arrivo nella stazione di monte, facendola scivolare indietro per poi farla sbattere contro il primo pilone e infine precipitare lungo il pendio. Il bilancio di questa tragedia fu di 14 morti: una famiglia di origine israeliana di 5 persone (padre, madre, un figlio e due bisnonni) e 9 italiani. L’unico sopravvissuto è stato Eitan Biran, un bimbo di 5 anni, figlio maggiore della coppia israeliana, che viveva da anni a Pavia. salvato dal padre, che, facendo da scudo col suo corpo. lo ha protetto nella caduta, salvandolo.

L’inchiesta, aperta per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane e ci sono 14 persone decedute che, per il momento, non hanno avuto giustizia. Intanto, ad un anno di distanza da questa tragedia che sconvolse l’Italia, sono sempre più forti il dolore e la disperazione dei parenti di chi ha perso la vita. La Repubblica ha raccolto lo sfogo della 71enne Teresa Pelaggi che, quel 23 maggio, in pochi istanti, ha perso la figlia 38enne Elisabetta, il nipotino Mattia di 5 anni e il futuro genero Vittorio Zorloni che abitavano a Vedano Olona. I due si sarebbero dovuti sposare un mese dopo ma, invece delle nozze, c’è stato il loro funerale e la povera Teresa ha dovuto anche chiedere un prestito per pagare la sepoltura, sottolineando che in tanti si sono mostrati, a parole, disposti ad aiutare, ma poi, nei fatti, sono letteralmente spariti.

“Invece nessuno si è fatto vivo. Si è parlato tanto del bambino sopravvissuto, Eitan, e lo capisco. Ma noi abbiamo perso un nipotino della stessa età. È uno strazio. C’è la cuginetta che continua a dire ‘Voglio giocare con Mattia, perché non andiamo più dalla zia Lilly?’. La nostra vita è devastata, mio marito è andato in depressione, non si alzava più dal letto, non mangiava più, dopo due mesi stava per raggiungere anche lui nostra figlia. Ogni tanto ci mettiamo sul divano, guardiamo le foto…”.Queste le toccanti parole di Teresa che, quel giorno, aveva sentito la figlia al mattino, la quale le aveva detto che sarebbero andati a fare un giro.

Nel pomeriggio ha iniziato a chiamare la sua Elisabetta ma il cellulare risultava sempre staccato. Il racconto si fa ancora più drammatico: “Tutti lo sapevano, tranne noi. Avevo anche sentito la notizia alla televisione ma non sapevo che loro fossero andati al Mottarone. Alla fine l’altro mio figlio ha fatto il numero di mio genero e hanno risposto i carabinieri. Hanno detto che Elisabetta e Vittorio erano morti e che il bambino era gravissimo ed era stato portato in ospedale a Torino. Ma non ce l’ha fatta. A quel punto sono usciti i nomi, la gente ha iniziato a chiamarci…”

Teresa e suo marito vogliono la verità e chiedono giustizia, dicendo di essersi sentiti abbandonati dalle istituzioni e che non hanno avuto nulla, nè dall’assicurazione, nè dal Comune a cui avevano chiesto aiuto per il pagamento del funerale, al punto da vedersi costretti a chiedere un prestito in banca che stanno restituendo poco per volta. ” Io non mi toglierò mai dagli occhi quello che ho visto quando sono andata a riconoscere il cadavere di mia figlia, so io quello che ho visto. Chi ha sbagliato deve pagare”, ha concluso Teresa.