Piccola Diana, a poche ore dai funerali è arrivata la notizia choc (2 / 2)

La Pifferi, che si continua a proclamare una brava madre, anche dopo l’arresto, ripetendolo come un disco incantato, chiede un elastico per raccogliere i suoi capelli, è preoccupata del compagno di Leffe che, dal giorno in cui ha scoperto che colei che aveva accanto era un’assassina, ha spento il telefono.

Nessuno, né la sorella, né la madre l’hanno mai cercata in questi giorni. Lei, dal suo canto, non ha mai mostrato, sin da quando è reclusa, alcun pentimento. E questo è stato confermato a Fanpage dall’avvocato della Pifferi, Solange Marchignoli, che la difende insieme al collega Luca D’Auria.

Dopo averla incontrata in carcere, l’avvocato Marchignoli che deve difenderla nel processo per omicidio, dato che sulla 37enne pende l’accusa di omicidio pluriaggravato ha escluso, per il momento, che la donna possa pentirsi di quel che ha fatto, fornendo le sue motivazioni . La sua assistita, dice, ha capito solo in parte quel che è successo e sarebbe distrutta dal dolore, mentre il pentimento vero e proprio, in genere, arriva da chi ha compreso a pieno il reato commesso.

Lei non è un’assassina lucida, vive in questo momento in una bolla e si fa fatica a comunicare”. Queste le parole rilasciate dal legale a Fanpage, sottolineando che la sua assistita non ha lontanamente idea dal clamore mediatico che quello che ha commesso sta innescando fuori dalle mura carcerarie. Ovviamente l’opinione pubblica non riesce a spendere neanche una parola di comprensione nei suoi confronti, anzi, è durissima, non risparmia colpi verso questa madre che ha lasciato che la figlia morisse.

L’avvocato ha aggiunto che lo stato confusionale della sua assistita è  confermato dalla sua richiesta di partecipare al funerale della figlia che dovrebbe tenersi domani, venerdì 29 luglio. La psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto, intervistata da  a Fanpage.it, invece, motiva in modo ben preciso, come “un vero e proprio gesto riparatore nei confronti della sua stessa immagine di sé”, concludendo che tale gesto “non dobbiamo considerarlo come un distorto senso di rispetto nei confronti della piccola, ma come un gesto totalmente egoistico a difesa della propria rappresentazione mentale di madre, che necessita di fare a menda attraverso tentativi di questo tipo”.