Morte Vittoria, lo straziante racconto del vicino di casa sui genitori della piccola (2 / 2)

Alcuni testimoni (si tratta di bagnanti presenti sulle spiagge di Torre Annunziata nel primo pomeriggio di sabato 11 giugno) hanno riferito che i bagnini erano presenti al lido durante tutto l’arco della giornata, anche se nei momenti tra la sparizione di Vittoria e il suo ritrovamento in mare, molti di loro erano in pausa pranzo. Questa versione, però, viene smentita da alcuni bagnini dello stabilimento balneare, intervistati dal TgR Campania.

Uno di loro ha dichiarato: “Io ero qui, verso le 14 ho visto la signora spaventata che cercava la figlia. Abbiamo iniziato a cercare, ma dopo un’ora e mezza la bambina ancora non si trovava”. “C’è sempre qualcuno che guarda, non si può abbandonare la postazione”, ha spiegato un altro dei bagnini in spiaggia. L’interrogativo a cui stanno cercando di rispondere i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata che, coordinati dal pm Giuliano Schioppi, indagano sul caso, è questo: cosa è accaduto tra le 13 e le 16 su quella spiaggia? 

Dal giorno della tragedia, la famiglia si è chiusa in casa, in quel rifugio dove c’è ancora il cagnolino che aspetta il ritorno della sua padroncina Vittoria. I genitori stringono i giochi della piccola, guardano le sue foto, non si danno pace, dovendo metabolizzare che la loro Vittoria non c’è più.

Il quotidiano locale Metropolis Top News è riuscito ad intervistare uno dei vicini di casa, che ha voluto raccontare cosa sta accadendo nell’abitazione. Queste le sue parole: “Da stamattina abbiamo visto molte persone, amici e familiari, ma tutti sono andati via subito. Mina non vuole vedere nessuno, ed ha ragione, è comprensibile che vogliano restare chiusi nel loro dolore. Un dolore che nessuno potrà mai capire”. 

Il vicino ha aggiunto che la piccola si chiamava Vittoria Tonia Scarpa e che il secondo nome era del nonno, scomparso a maggio. Due perdite nel giro di pochi giorni hanno devastato la famiglia. Intanto papà Bruno deve farsi forza e deve trovare la forza di consolare la moglie, anche se, in momenti di comprensibile strazio, uscendo fuori, con la testa tra le mani, si chiede come è possibile andare avanti; sopravvivere ad una tragedia del genere.