Martina Patti pronta al gesto estremo in carcere, cosa sta accadendo: le parole del suo legale (2 / 2)

La Patti ha trascorso l’ennesima notte nel carcere catanese di Piazza Lanza. La killer di Mascalucia, come ribattezzata nell’immediatezza della confessione, è accusata di omicidio premeditato e pluriaggravato e occultamento di cadavere. La giudice per le indagini preliminari, Daniela Monaco Crea, ha convalidato l’arresto e per lei si sono aperte le porte della struttura penitenziaria.

Per Martina la vita continua, mentre per Elena no. Elena non c’è più da lunedì scorso. Questo è doveroso ribadirlo. Il gip ha preso la decisione di confermare il fermo perché “Martina potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove e fuggire”, mentre il suo legale, Gabriele Celesti, ha fatto sapere che la donna “non è serena“, e sta valutando quali saranno le strategie difensive per i prossimi passaggi del procedimento.

La Patti è in cella di isolamento, strettamente sorvegliata dalla polizia penitenziaria, h24, per paura che possa compiere qualche gesto autolesionistico o che altre detenute possano aggredirla. Le forze dell’ordine e gli inquirenti temono, insomma, che possa suicidarsi o che le altre carcerate possano, saputo il reato di cui si è macchiata, farle del male. La donna non ha manifestato alcun pentimento, parlando solo di una forza estranea che si è impadronita di lei.

Intanto il papà della piccola, Alessandro Del Pozzo, che era separato dalla Patti, a seguito di litigi e accuse reciproche, in cui Elena era certamente la principale vittima, ha affidato ad una lettera quel che pensa della sua ex compagna:  “Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina? Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare! I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità! Momenti in cui non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina!

Straziato, papa Alessandro ha continuato: “Bensì ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione! Ventiquattro ore di bugie. Quindi un omicidio in cui ci si crea pure un alibi e si occulta il corpo! “, spendendo qualche parola per il legale che assiste la reo confessa: “Non può essere un raptus di pazzia! Ho sentito parlare l’avvocato di Martina il quale può solo fare questo… parlare e sprecare fiato perché davanti la realtà non ci sono parole che possano cambiarla”.