Mamma influencer nella bufera per il nome dato alla figlia (2 / 2)

Sono in tantissimi i fan che scalpitavano per l’attesa  del nome della settima figlia dell’influencer Aubree Jones e e di suo marito Josh,   cercando di carpire anche il più flebile segnale di fumo che ammortizzasse la curiosità.   Finalmente, dopo aver seguito il corso  della gestazione, grazie alle storie della coppia, ora abbiamo  l’ufficialità.

Hanno scelto di  utilizzare il nome di un marchio registrato, tra i più celebri al mondo,   amatissimo dai bambini e dai loro genitori,  optando per il nome  Disney Mae, che ha innescato una vera e propria bufera mediatica. La rete si è spaccata immediatamente tra il sarcasmo e una vera preoccupazione per il futuro della neonata.”Dovrebbe farti causa appena compie 18 anni” è stato uno dei commenti più diffusi, che sottolinea il timore che un nome così identificativo possa causare alla bambina disagi legati all’identità e alla privacy.

Mentre in molti contestano la decisione di legare in modo così indissolubile una persona a un’entità commerciale, i genitori hanno difeso con forza la loro idea.Al magazine Today, Aubree Jones e Josh hanno spiegato che la scelta è stata dettata da un profondo valore simbolico: il nome, per loro, rappresenta “gioia e creatività”.

Il nuovo divieto per le auto: "Non si potrà più fare di notte" Il nuovo divieto per le auto: "Non si potrà più fare di notte"

“L’ho sentita vicina per tutta la gravidanza”, ha aggiunto la madre, cercando di ricondurre la decisione all’emozione personale.La discussione ha evidenziato anche una netta differenza legale: se negli Stati Uniti il genitore gode di ampia libertà, in un Paese come l’Italia le leggi sono molto più rigide, proibendo nomi ridicoli o lesivi dell’identità della persona.

Questo caso ha riacceso i riflettori non solo sui limiti della creatività genitoriale, ma sul tema sempre più attuale della naming identity nell’epoca dei contenuti e dei social network. Fino a che punto è giusto spingersi nella scelta di un nome originale in un mondo dove ogni dettaglio della vita è una potenziale performance pubblica?